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Dopo esserci lasciati alle spalle i riti offertoriali, ecco che ci avviamo alla preghiera eucaristica. Essa ha vari elementi e comincia con il prefazio. Qui, ma come in altri punti della Messa, veramente si sente la mancanza della cantillazione, non del canto. Ho sentito in altri paesi, specie in America (nord e sud) dei tentativi di prefazi cantati che sembravano più canti (o canzoni) che momenti rituali. Qui si deve comprendere l’importanza della cantillazione, che non è il canto ma qualcosa fra il parlato e il cantato, è un innalzamento di tono dal parlato per renderlo non ordinario, è un abbassamento di tono dal cantato per non renderlo troppo emozionale.
Come ho detto in precedenza, la cantillazione favorisce lo stacco di tono fra il tempo ordinario e il tempo sacro, ma purtroppo al giorno d’oggi questo grande mezzo si è oramai dimenticato, a favore di un tono quotidiano che può sembrare familiare ma che in realtà e in poi in fondo tradisce lo spirito della liturgia, anche se, e questo forse è ancora più grave, oramai non ce ne accorgiamo più.
Come sarebbe bello si tornasse alla cantillazione del prefazio, così da introdurci al sacro mistero che si va a celebrare! Anche questa, temo, sia oramai una battaglia persa.
Aurelio Porfiri

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