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“Avrei fatto celebrare le messe col popolo”: la rivelazione arriva in questa intervista che ci ha dato il noto e celebre regista bolognese Pupi Avati, credente.

Maestro Avati, come vive il tempo della pandemia?

“Con crescente preoccupazione, specie perché brancoliamo nel buio, con tanti che parlano, talvolta a vanvera e alcune volte sentiamo voci contraddittorie, si smentiscono determinando sconcerto e sbigottimento tra la gente che alla fine non sa bene a chi credere”.

Una situazione poco agevole...

“Per tutti, specie per l’ economia. Bisognerebbe riprendere a lavorare, naturalmente in modo accettabile e in sicurezza. Prendo il nostro ambito, quello del cinema, quello che conosco di più. In attesa che si trovi un vaccino o un farmaco, si prevedono tempi lunghi. Che fare? Io mi sento disorientato per un fatto anagrafico. Potrò lavorare? Mi metteranno in quarantena prolungata come invoca qualcuno? Da noi piove sul bagnato e tutta la filiera del cinema è in crisi grave. Lo era già prima, il cinema italiano, ora questa crisi è pienissima. Penso ai lavoratori, ai dipendenti della sale cinematografiche sono quelli che soffrono di più”.

Lei ha realizzato tanti film di successo. A quale può paragonare questa situazione?

“Magnificat. E’ un mio lavoro sull’alto Medioevo, girato in un mondo antico nel quale le grandi culture erano state soppiantate e superate, almeno in parte, da un mondo diverso. Ecco, in Magnificat si rimanda al senso del sacro, del trascendente che penso stia tornando a seguito di questa emergenza”.

Teme ripercussioni sociali?

“Certo. Chi ha fame, è disposto alla rivolta, insomma fenomeni simili si possono spiegare, se avverranno. Penso a tanti settori economici che vedono concretamente la decimazione, ristoranti, hotel, turismo. Quando manca il pane si perde la bussola”.

Ha visto in tv Papa Francesco?

“Io non sono in grande sintonia con lui che trovo poco convincente e carismatico e del resto ho sempre espresso i miei dubbi su di lui . Però quelle immagini di Francesco solo a Piazza San Pietro zoppicante e ansimante col Santissimo e dopo alla Via Crucis sono immagini forti che rimangono in mente. Sembrava invocare aiuto a Dio, impotente e debole”.
Lai avrebbe fatto celebrare le messe col popolo?
” Parto da un concetto. Qui bisogna dire se si crede o no in Dio. Se crediamo in Dio, allora andare nella Sua casa non è pericoloso. Se riteniamo che l’ ostia è sacramento salvifico, come potrà mai contagiarmi? Se la chiesa è un ambiente sacro come potrà mai infettarmi? Allora le dico che io avrei fatto celebrare le messe, con accorgimenti, dimostrando che la fede va oltre la mera ragione”.

Bruno Volpe

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