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di Myriam Di Gemma

Bari, De Biase (Ance): “Patologie croniche vascolari vera pandemia: strategica l’ospedalizzazione domiciliare”. Guglielmi: “Umanizzare le cure: la parola diventa farmaco”.

BARI – La vera pandemia nel 2024 è la patologia cronica cardiovascolare. E’ l’allarme lanciato durante il convegno  dal titolo “Oltre il battito (percorsi innovativi per la cronicità cardiovascolare)”, organizzato dall’Ance (Associazione Nazionale Cardiologi Extraospedalieri) di Bari, BAT e Foggia nella sala Europa di Villa Romanazzi Carducci a Bari.

Malattie croniche cardiovascolari: scheda e dati

Secondo gli ultimi dati Istat, le malattie cardiovascolari sono prima causa di morte in Italia. E secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), il 71% dei decessi ogni anno in tutto il mondo, è causato da malattie croniche. 

Ma quali sono le patologie croniche cardiovascolari? Cardiopatia ischemica, post infarto, scompenso cardiaco, ipertensione arteriosa, valvulopatia, diabete, insufficienza renale, dislipidemia e arteropatia obliterante degli arti inferiori.

La cronicità di suddette patologie, si caratterizza dalla gradualità con cui si verificano nell’arco della vita del paziente e che richiedono un trattamento continuo per decenni: sono malattie non trasmissibili con fattori di rischio comuni e modificabili, tra cui alimentazione poco sana, uso di tabacco, abuso di alcol  (che conducono a ipertensione, glicemia elevato, eccesso di colesterolo e obesità). Poi concorrono anche i fattori di rischio non modificabili: età e predisposizione genetica.  

Tra le 10 cause di morte in Italia, al primo posto c’è la cardiopatia ischemica, al secondo l’ictus al sesto posto l’ipertensione arteriosa.

“La cronicità delle malattie cardiovascolari , è una vera e propria emergenza sanitaria sociale ed economica”: lo ha detto Riccardo Guglielmi, cardiologo e presidente del congresso. “Ed è fondamentale individuare – continua Guglielmi – percorsi innovativi al fine di allegerire la mole di lavoro nei presidi ospedalieri. La telemedicina per esempio, è una delle soluzioni, che prevede di intervenire da remoto, anche in fase di urgenza operatoria. Per esempio, da Houston un medico specializzato in una determinata patologia, potrà condurre un intervento da remoto su un paziente in Europa”. 

L’età media in cui si verificano le patologie croniche cardiovascolari è 50 anni, ma ci sono casi anche di 30enni. “La sfida è – sottolinea Guglielmi – abbassare il livello del LDL, il cosiddetto colesterolo cattivo. Come ha precisato il Direttore della Clinica universitaria di Cardiologia del Policlinico di Bari, Marco Matteo Ciccone, occorre monitorare il LDL personalizzando la cura in base all’ananmesi del paziente”.

I valori ottimali di LDL per una persona senza alcun background patologico, è massimo 100.

Per pazienti già infartuati, post ictus e affetti da vasculopatie, il limite massimo è di 70. Per pazienti obesi e affetti da diabete, il limite è di 40. 

“La cronicità –  aggiunge Luigi Carella, segretario provinciale Bari Bat Ance – è una sfida senza precedenti per il nostro sistema sanitario. E’ mandatorio affrontarla con la creazione di percorsi assistenziali sinergici tra ospedali e territorio, investendo sulla formazione dei caregiver e dei familiari al fine di fornire un adeguato supporto di alta qualità ai pazienti”.

Telemedicina, metaverso e AI

La tecnologia ha fatto passi da gigante, e viene in supporto della sanità sotto ogni punto di vista. Grande beneficio anche per la gestione delle malattie croniche cardiovascolari. Di rilievo le relazioni di professionalità informatiche come Davide Neve e Giancarlo Valente.

Negli ospedali sia pubblici che privati, si producono dati clinici strumentali e laboratoristici. Ebbene, l’analisi e la consultazione dei cosiddetti ‘big data’ sarà possibile sistematicamente grazie alle tecniche di intelligenza artificiale. Gli obiettivi? Una definizione più precisa possibile del profilo di rischio del paziente e un targeting più appropriato della diagnosi e del trattamento terapeutico. L’analisi dei big data inoltre consentirà di delineare i predittori dello sviluppo dell’ipertensione arteriosa, fornendo prezioso supporto all’intervento medico. In tal senso, l’AI coadiuverà il monitoraggio delle principali patologie croniche cardiovascolari, e facendo leva sul fattore prevenzione.

Anche la telemedicina è indispensabile per seguire virtualmente il percorso dei pazienti, soprattutto quando sono rientrati a casa, dopo la degenza ospedaliera. Quindi il beneficio delle tecnologie è assolutamente superlativo.

Percorsi assistenziali integrati: prevenire le acuzie e garantire facili accessi terapeutici e diagnostici

Natale Brunetti, ordinario dell’Università di Foggia, e Direttore della Cardiologia dell’ azienda ospedaliera “Ospedali Riuniti” di Foggia: “L’invecchiamento della popolazione provoca l’aumento di patologie croniche. Paradossalmente, nonostante le cure siano più efficaci, e molti più vite, salviamo da un infarto e da altre patologie, in virtù della tempestività dei nostri interventi, aumentano i pazienti affetti da insufficienza cardiaca cronica”. La telecardiologia rappresenta l’efficacia di un sistema integrato: terapie anti-infarto più tempestive entro pochi minuti dall’arrivo del 118. L’esperienza della telecardiologia di Foggia, docet a livello mondiale. 

Alfredo Marchese, cardiologo interventista e presidene della Fondazione GISE, su “La Tavi nel giovane a basso rischio: luci ed ombre: ” Seppur indicato dalle linee guida, l’intervento di Tavi, anche nei pazienti a basso rischio bisogna fare attenzione a non confondere il concetto di ‘basso rischio’ con quello di paziente giovane. In questi pazienti, il rapporto tra benefici e rischi nel lungo termine, va personalizzato su ogni singolo paziente a cui va indicato il miglior intervento tra Tavi e chirurgia tradizionale”.

Andrea Passantino, primario di Cardiologia dell’IRCCS Maugeri di Bari, relaziona su “Gestione ambulatoriale e domiciliare del paziente con scompenso cardiaco cronico con frazione d’eiezione del ventricolo sinistro compromessa” mentre l’intervento di Giovanni Quistelli, dirigente dell’azienda ospedaliera Policlinico di Bari, verte sull’ipertensione arteriosa resistente. 

“Nel nostro DNA è scritto di quali patologie potremmo ammalarci – spiega Antonio Amico, cardiologo del Poliambulatori Ortokinesis – c’è una componente ereditaria che può determinare una malattia specifica piuttosto che un’altra. Il Polygenic Risk Score è in grado di profilare con precisione i rischi di malattia del paziente dal punto di vista genetico, e quindi intevenendo su una efficace attività di prevenzione”.

Diabete, dislipidemie e cronicità

Nella terza sessione del congresso,  per Giuseppe Mirizzi, medico di Medicina Generale, il ruolo chiave lo ha la formazione in tale ambito, e il suo intervento mira alla preparazione mirata del caregiver. Armando Ferraretti, dirigente di Riabilitazione Cardiologica al P.O. di Canosa di Puglia, spiega la SIRNA, ossia una nuova strategia per ridurre il colesterolo LDL.

“Colesterolo: bilanciare sostenibilità economica con salute duratura”: è la lectio magistralis esposta dal Direttore della Clinica universitaria di Cardiologia del Policlinico di Bari, Marco Matteo Ciccone.

Sul “Dismetabolismo da turbe del ciclo dei folati: impatto clinico in cardiologia”, si sofferma Luca Sgarra, dirigente cardiologo presso l’Ente Ecclesiastico Ospedale “Miulli”.

Massimo Franco, professore del Dipartimento di Farmacia, Scienze del Farmaco dell’Università di Bari relaziona su “Farmaci equivalenti dal laboratorio alla clinica”. Tra i farmaci come le statine, che servono a ridurre il colesterolo e a modificare soprattutto le placche che determinano l’occulsione, ci sono anche i nuovi anti – PCS K9 che attraverso anticorpi monoclonali, riducono in maniera massiccia i livelli di LDL e il rischio cardiovascolare nei pazienti con ipercolesterolemia familiare severa, o intolleranti alle statine.

Mentre Vincenza Delmonte, DSS2 di Massafra, illustra “Le SGLT2-i (Glicosurici e Glifozine)  e strategie terapeutiche nel paziente diabetico con danno cardiaco e renale”,  rimarcando inoltre la formula innovativa sinergica e complementare dei principi attivi di RITMON, Colesystem, a base di berberina, fitosteroli, fieno greco, carciofo e SelectSIEVE Opthicol e gli effetti pleiotropici dei singoli componenti.

Nicola Vitulano, dirigente medico di UOC Cardiologia – Utic – Aritmologia del “F:Miulli” di Acquaviva delle Fonti, enuncia l’efficacia dei “Nutraceutici ‘evoluti’ nella riduzione del rischio cardiovascolare”.

Umanizzazione delle cure: l’aspetto umano e l’empatia nella gestione della cronicità  cardiovascolare.

Il titolo dell’ultima sessione del congresso, è un po’ il cavallo di battaglia del Presidente Guglielmi: la terapia in ospedale, scevra da un’attenzione umana dei medici e del personale, verso il paziente, non sortisce effetti benefici auspicati.

Matteo Di Biase, luminare in tale ambito, e fondatore della Cardiologia a Foggia, insiste sul ripristino del modello spagnolo della ospedalizzazione domiciliare: il paziente scompensato non è più in reparto ma viene seguito quotidianamente a casa. Tali pazienti rispondono alle cure, non solo grazie alle efficaci terapie, ma soprattutto perchè vivono nell’ambiente familiare, dove respirano amore e attenzioni autentiche. Secondo Di Biase, la chiave vincente per una terapia ben riuscita, è curare con il cuore. 

Anche l’intervento di Davide Ferrorelli, medico legale dell’Azienda ospedaliera “Policlinico” di Bari sottolinea l’importanza della comunicazione medico -paziente. “La responsabilità professionale sanitaria – spiega Ferorelli – in ambito penale, esiste solo in 3 Stati del mondo, tra cui l’Italia. Un medico da noi, nell’esercizio della sua funzione, per un evento avverso, rischia di andare in carcere perché commette reato. Negli Stati Uniti, è prevista questa circostanza solo nell’ambito del dolo. Da noi, invece, non è così. Finché la Costituzione italiana, prevede il diritto alla salute, se in un soggetto verrà leso questo diritto, scatterà il diritto dell’equo ristoro. E in Italia, dal punto di vista economico, abbiamo questa emorragia di denaro statale, correlata a contenziosi, in ambito penale, causati nel 90% dei casi dal mancato aspetto umano e dell’empatia da parte dei medici. Ma mi capita sentire tuttavia, da parenti o pazienti che non vogliono adire: ‘No, dottore, non voglio fare nessun contenzioso perché veramente ho visto che i medici hanno fatto di tutto, il personale è stato sempre premuroso e gentile’. E dunque il fattore umano è importantissimo nel contenzioso medico – legale, e non lo dico io in termini filosofici ma lo dice la legge 119 del 2017. Questa legge dello Stato asserisce che la comunicazione tra medico – paziente, è TEMPO DI CURA. Se i medici non dedicano questo tempo di cura, oltre a fare qualcosa contra – legem,  purtroppo si espongono a contenziosi medico-legali, che potrebbero essere evitabili, da un flusso informativo quotidiano ed umano tra medico – paziente”.

Il presidente del congresso, Riccardo Guglielmi, rincara, dopo il messaggio di Ferorelli: “E’ davvero essenziale la comunicazione nel rapporto medico – paziente: la parola diventa farmaco”.

Infatti, il senso del titolo del congresso, va proprio “Oltre il battito”: oltre la diagnosi, oltre gli esami diagnostici, oltre le terapie farmacologiche, oltre… c’è la parola, la parola intesa come un abbraccio autentico al paziente che soffre, che ha paura di morire.

Una parola di conforto, un sorriso, uno sguardo fatto con affetto, una carezza, una pacca di rassicurazione: gesti che arrivano al cuore e danno refrigerio prima all’anima e poi al corpo.

La brochure del congresso è impreziosita da un originale disegno realizzato da Giada Vitale, 17 anni, studentessa dell’Istituto “Enrico Fermi” di Policoro: un cuore e un viso di donna si fondono in un unico soggetto.

Nel nostro istituto – spiega Giovanna Tarantino, dirigente scolastico del “Fermi” – l’apprendimento disciplinare è al servizio della comunità con il ‘service learning’: offriamo determinati servizi al territorio come grafica e servizi meteo. Cerchiamo di personalizzare i processi educativi individuando anche nuovi talenti tra i discenti. Miriamo a evidenziare le soft skills in ogni allievo, tra cui la capacità di saper individuare il bisogno del prossimo, di conoscere e di saper mediare. Tali capacità sono strategiche – conclude Tarantino – perché si può essere ottimi tecnici, ma se mancano il cuore e il tatto nei rapporti professionali, persino il lavoro migliore diventa inutile”.

Dulcis in fundo, con il titolo “La spiritualità come risorsa”, Don Mario Persano. Parroco della “Beata Vergine del Santissimo Rosario in San Nicola” a Bari – Carbonara e cappellano dell’Istituto Tumori di Bari, dopo aver insegnato in alcuni licei baresi, ora è docente universitario.

Don Mario porta in dono al congresso, un “fascicolo” – definito dallo stesso autore – dal titolo “Donna non piangere”. E’ riduttivo chiamarlo fascicolo (che sa di affari burocratici) : sarebbe più consono chiamarlo libellum con  preziose riflessioni e suggerimenti  sul mistero della sofferenza, fatte da un uomo che è sacerdote per vocazione e non per “mestiere”. Don Mario è un sacerdote che conosce i sacrifici e i dolori della gente povera e ricca. Perché il dolore, non fa sconti a nessuno. La sofferenza, causata dalla malattia, quando c’è, è uguale per tutti, piccoli e adulti, giovani e vecchi, ricchi e poveri. “Ciò che abbiamo più bisogno nel dolore – dice Persano –  è che ci sia qualcuno che ci aiuti a non essere soli, perchè la solitudine è già una morte del cuore. Essere accompagnati nel dolore, è il solo modo per condividere la più  grande esperienza di Amore, che Cristo ci ha dimostrato morendo sulla Croce. Il Suo Amore per noi, più grande del Dolore ha vinto la Morte, donandoci la Salvezza”.  

“Il mistero più bello – spiega Don Mario – è nell’accettare i giorni pieni di una Grazia sconosciuta”. Sì, perché anche il dolore, mostra il Volto di Gesù ed è una Grazia. “Donna non piangere” è la testimonianza di un sacerdote che ha tastato con mani, cuore e anima, tante sofferenze, soprattutto nell’Irccs Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” di Bari: “Abbracciando la condizione del dolore – scrive Don Mario – si cresce nella percezione di sé, nel senso del limite di tutte le cose, nella consapevolezza che solo Dio salva”.

“La coerenza è un miracolo”, scriveva Don Luigi Giussani, grazie al quale Persano ha scelto di diventare sacerdote. “La nostra adesione – spiega Don Mario – e la nostra fedeltà al Signore, è sempre opera della Sua grazia”. Continuare ad essere credenti e fedeli a Gesù, nonostante la sofferenza, è per Sua grazia ricevuta, un miracolo nella vita.

Vedere con fede – aggiunge Persano – ciò che accade nella vita, e accettare anche il dolore con fede, è la forza che giunge dall’essere cristiani. Così la fede diventa necessaria per sostenere ogni prova nel cammino della vita umana. Infatti è nel Mistero della Croce per il dolore di Cristo patito per salvare tutti, che trova risposta il dolore umano”.  Chi soffre, e impreca, rifiutando di accettare la malattia e il dolore, deve sapere che “la risposta più ragionevole è offrire il proprio sacrificio come piccola parte dell’immenso sacrificio di Cristo”. Fulgente il messaggio di “Donna non piangere”, che è poi la missione quotidiana di Persano : “Per questo ci si alza al mattino – scrive Don Mario – per aiutare Cristo a salvare il mondo, con la forza che abbiamo, con la luce che possediamo, chiedendoGli che ci dia più luce e forza. Non si perde così il proprio cuore, anzi si guadagna quello degli altri collaborando a rendere miglioe il mondo”.

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