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Dialogo ed equilibrio tra fede e ragione.  Ecco la “ricetta” del Presidente Nazionale dei Medici Cattolici, prof. Filippo Maria Boscia nel delicato tema messe aperte ai fedeli o no.

Professor Boscia, tra i cattolici vi è malumore…

“Lo capisco. Anche io vorrei andare alla messa che ha natura sacramentale, tuttavia bisogna fare i conti con la realtà e lo dico da medico”.

Cioè?

“Penso che sia un momento nel quale occorre mettere da parte le contrapposizioni ideologiche ed invece avere contemplazione, meditazione, prudenza e discernimento. Non possiamo correre avventure”.

Che vuole dire?

“Messe aperte: è facile dirlo, ma chi provvede alla sanificazione e a spese di chi? Chi conta il numero delle persone partecipanti? Quando io vado in ospedale mi prendono la febbre. In chiesa non possibile. Voglio dire che non è la chiesa in quanto ambiente a dare il contagio, ma sono le persone che ci vanno potenzialmente contagiose. Del resto è sconsigliata la presenza di membri di famiglia a tavola e in gruppo”.

Però molti vescovi non la hanno presa bene…

“Sono liberi di pensare come credono e li rispetto. Però occorre bilanciare, con buon senso, fede e ragione che non sono  nemiche evitando radicalizzazioni poco compatibili proprio con l’essere cattolici. Abbiamo aspettato tanto, possiamo attendere altri dieci giorni, non accade nulla di irreparabile”.

Insomma, lei che cosa suggerisce?

“La via del dialogo e soprattutto della prudenza nelle decisioni, perché in ballo ci sta la salute e la difesa della vita che è prevalente su tutto”.

Non vorrà negare che la messa è sacramentale per natura…

“Chi lo nega. Tuttavia in momenti di emergenza suppliscono i mezzi di comunicazione ed è possibile fare la comunione spirituale. Arriveranno tempi migliori, ma bisogna essere prudenti, cauti e saper discernere le situazioni”.

Bruno Volpe

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