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La teologa Giuliva Di Berardino* commenta (in versione testuale e audio) il Vangelo del giorno.

Ecco l’audio

Ecco il testo

IL VANGELO DEL GIORNO: venerdì 19 Aprile 2019
Venerdì santo

Passione del Signore secondo Giovanni (18, 1-19,42)

La celebrazione che vivremo oggi non è una messa e perciò non è una celebrazione eucaristica, ma è una liturgia che viene celebrata in memoria della Passione del Signore. Una liturgia molto intensa, che si svolge in tre momenti: Liturgia della Parola, Adorazione della Croce, Comunione eucaristica. Il sacerdote e il diacono indossano le vesti di color rosso, colore della Passione dello Spirito Santo e del sangue di Cristo. La celebrazione inizia nel silenzio, con una grande prostrazione a terra del presidente della celebrazione. Il vangelo racconta della Passione del Signore secondo l’evangelista Giovanni e presenta Gesù fino al momento in cui muore sulla croce. Non ci sono parole, solo gesti di adorazione al Crocifisso, che si svolgono il più possibile nel silenzio, un silenzio che porta il dolore, ma che è carico di speranza e di fede, perché Gesù ci mostra l’unica verità che sostiene la nostra vita, che nessun dolore può impedirci di essere in comunione con Dio, perché Gesù ci ha mostrato che perfino il dolore e la morte possono diventare atti d’amore. E’ così: il Crocifisso, l’Uomo dei dolori, è la nostra speranza! Ora ne siamo certi: Dio condivide la nostra sorte! Egli vive con noi, soffre con noi e muore con noi. Ed è grazie a Gesù Crocifisso che nessun male potrà mai toglierci l’amore di Colui che per noi è morto sulla croce. Grazie a Gesù Crocifisso, per il suo amore che è arrivato fino alla fine, tutto è possibile. Allora oggi meditiamo Gesù crocifisso, e preghiamo con le parole di Hetty Hillesum, la giovane donna olandese che, durante la persecuzione nazista ad Auschwitz, in pieno svolgimento dello sterminio di massa dei suoi connazionali ebrei, scrive nel suo diario: ” La sofferenza non è al di sotto della dignità umana. Cioè: si può soffrire in modo degno o indegno dell’uomo. Voglio dire: la maggior parte degli occidentali non capisce l’arte del dolore, e così vive ossessionata da mille paure. (…) Il dolore ha sempre preteso il suo posto e i suoi diritti, in una forma o nell’altra. Quel che conta è il modo con cui lo si sopporta, e se si è in grado si integrarlo nella propria vita e, insieme, di accettare ugualmente la vita [52]. L’unico modo per opporsi alla crudeltà ed alla disperazione, per continuare a conservare intatta la dignità umana [69], è riaffermare testardamente il proprio amore per la vita e la fede in Dio. Sì, mio Dio, ti sono molto fedele, in ogni circostanza. Continuo a credere nel senso profondo di questa vita; (…) ti sembrerà incomprensibile, ma trovo la vita così bella e mi sento felice [70]. Non voglio essere il cronista di orrori. E neanche di fatti sensazionali. (…) la vita è bella e credo in Dio. E voglio stare proprio in mezzo ai cosiddetti “orrori” e dire ugualmente che la vita è bella. (…) Poco fa mi sono svegliata con la gola secca, ho afferrato il mio bicchiere ed ero così riconoscente per quel sorso d’acqua, ho pensato: se solo potessi andare in giro fra quelle migliaia di uomini ammassati laggiù e potessi offrire un sorso d’acqua ad alcuni di loro. (…) Non credo di avere nervi d’acciaio, credo anzi di avere dei nervi piuttosto sensibili, però sono in grado di “resistere”. Ho il coraggio di guardare in faccia ogni dolore [71]. Dovremmo essere un balsamo per molte ferite [72].

* Giuliva Di Berardino è insegnante di Religione Cattolica nella scuola pubblica. Laureata in Lettere Classiche a Roma, ha poi conseguito il Baccellierato in teologia presso la Pontificia Università Antonianum di Roma e la Licenza in teologia liturgica presso l’Istituto di Liturgia Pastorale di Padova. Attualmente è dottoranda nello stesso Istituto. Consacrata nell’Ordo Virginum della diocesi di Verona, mette a servizio della Chiesa la sua esperienza nella danza biblica e nella preghiera giudaico-cristiana guidando laboratori di danza e preghiera, dedicandosi all’evangelizzazione di strada e all’accompagnamento dei giovani. In seguito ai diversi interventi sulla teologia del corpo e della danza e ai numerosi laboratori svolti in Italia e in Europa, di recente ha pubblicato il libro “Danzare la Misericordia”, ed. dell’Immacolata, in cui descrive una vera e propria spiritualità della danza di lode, a partire dalla Bibbia. E’ anche pedagogista del movimento e guida di esercizi spirituali per giovani, religiosi e laici. E’ autrice di un blog dal titolo “Teologia e danza, Liturgia e vita” in cui condivide ogni giorno la meditazione del Vangelo nella rubrica “La Parola danza la vita”.
Per contattare la teologa Di Berardino scrivere a: giuliva.diberardino@gmail.com

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