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La teologa Giuliva Di Berardino* commenta (in versione testuale e audio) il Vangelo del giorno, Giovedì Santo.

Ecco l’audio

Ecco il testo

IL VANGELO DEL GIORNO: giovedì 18 Aprile 2019
Giovedì Santo
In questo giorno celebriamo la realtà sacerdotale di Cristo e la grazia che ci viene comunicata di appartenere alla Chiesa, di essere popolo sacerdotale. Ciascun battezzato partecipa del dono messianico di Gesù e perciò, grazie all’unzione battesimale, è reso figlio di Dio: re, profeta e sacerdote. I ministri ordinati, che costituiscono il clero della Chiesa Cattolica, svolgono un compito importante perché ricordano a tutti noi e garantiscono per noi quella realtà sacerdotale che insieme formiamo in comunione con Cristo Signore. Oggi, dunque, si celebra, in genere al mattino, la Messa Crismale celebrata dal vescovo in cattedrale per la consacrazione degli olii santi (crisma, infatti, significa olio). Questi olii, solennemente benedetti, ci permettono di celebrare i sacramenti e quindi di essere inseriti nella realtà sacerdotale di Cristo, secondo le direttive della Chiesa Cattolica. Tuttavia è la celebrazione detta “in coena Domini”, celebrata invece nelle parrocchie in orario serale, che veniamo introdotti nei giorni  del “Triduo Pasquale”, così chiamati perché indicano l’unico mistero della Pasqua. Nel Vangelo della Messa “della cena del Signore”, troviamo il racconto del Vangelo secondo Giovanni, unico evangelista che ci racconta l’ultima cena del Signore in un modo diverso dagli altri evangelisti. Se i vangeli sinottici (Mt, Mc, Lc) , sono infatti concordi nel tramandare di quel momento solo lo spezzare del pane e la condivisione del vino benedetti secondo la prassi in uso nella cena pasquale ebraica, sottolineando comunque il riferimento esplicito di Gesù al dono del suo corpo e del suo sangue presente nel pane e nel vino condiviso e consumato in quella cena, Giovanni ci trasmette l’offerta della vita di Gesù unicamente nel segno della lavanda dei piedi. Questo testimonia che, già dal Cristianesimo antico ci troviamo davanti a una diversità di tradizioni, ma è evidente che, sia il gesto di condividere il pane e il vino come sacrificio; sia quello della lavanda dei piedi come servizio d’amore e di carità, ci comunicano il senso profondo dell’ultimo gesto di condivisione e di amore che il Signore ci ha lasciato: la carità. E’ infatti il dono della vita di Gesù, spezzata per noi, la sorgente della carità, del servizio vero e gratuito che riempie il cuore di gioia e rende presente Dio Trinità in mezzo a noi. E oggi il Vangelo ce lo fa capire contemplando Gesù che si è messo al posto di un servo, di uno schiavo, Lui, il Maestro. E lo fa perché tutti noi oggi impariamo dal Maestro che amare non è dire belle parole o provare buoni sentimenti, ma è servire, esercitare la diaconia di Cristo in questo mondo, compiere il suo ministero di confortare gli sfiduciati, consolare gli afflitti, di portare vita nuova alla Sua Chiesa. In questo giovedì santo allora, preghiamo  gli uni per gli altri, preghiamo per tutti i cristiani e in particolare per tutti i ministri ordinati chiamati, per grazia, non per merito, a servire tutto il corpo di Cristo. Ricordiamoci che tutti insieme, siamo corpo offerto, spezzato per gli altri! E noi, popolo di Dio, abbiamo riconosciuto degni di un compito grande i nostri preti, perché siamo noi a renderli immagine del Maestro che ci insegna a lavarci i piedi gli uni gli altri. E poiché i piedi nella Bibbia indicano l’umanità di tutta la persona, lavarci i piedi significa rivestirci di bellezza, di lucentezza, di profumo! Allora, in questa Pasqua, aiutiamoci a vivere insieme la diaconia di Gesù nel mondo perché la nostra umanità risplenda di luce, proprio lì dove ha bisogno di essere lavata, intenerita, illuminata e profumata. Che Gesù oggi ci faccia crescere tutti nell’amore, affinché possiamo amare il corpo di Cristo, amare tutto il suo corpo: da capo a piedi! Perché la bellezza di Dio si estenda fino agli ultimi, ai più poveri. Perché saranno i piedi di Cristo, quelli che stanno più in basso, a portarci la luce regale del mattino di Pasqua. Buon giovedì santo!

Gv 13, 1-15

Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Mentre cenavano, quando già il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo, Gesù sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugatoio di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo». Gli disse Simon Pietro: «Non mi laverai mai i piedi!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto mondo; e voi siete mondi, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete mondi». Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Sapete ciò che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi.

* Giuliva Di Berardino è insegnante di Religione Cattolica nella scuola pubblica. Laureata in Lettere Classiche a Roma, ha poi conseguito il Baccellierato in teologia presso la Pontificia Università Antonianum di Roma e la Licenza in teologia liturgica presso l’Istituto di Liturgia Pastorale di Padova. Attualmente è dottoranda nello stesso Istituto. Consacrata nell’Ordo Virginum della diocesi di Verona, mette a servizio della Chiesa la sua esperienza nella danza biblica e nella preghiera giudaico-cristiana guidando laboratori di danza e preghiera, dedicandosi all’evangelizzazione di strada e all’accompagnamento dei giovani. In seguito ai diversi interventi sulla teologia del corpo e della danza e ai numerosi laboratori svolti in Italia e in Europa, di recente ha pubblicato il libro “Danzare la Misericordia”, ed. dell’Immacolata, in cui descrive una vera e propria spiritualità della danza di lode, a partire dalla Bibbia. E’ anche pedagogista del movimento e guida di esercizi spirituali per giovani, religiosi e laici. E’ autrice di un blog dal titolo “Teologia e danza, Liturgia e vita” in cui condivide ogni giorno la meditazione del Vangelo nella rubrica “La Parola danza la vita”.
Per contattare la teologa Di Berardino scrivere a: giuliva.diberardino@gmail.com

Un pensiero su “Giuliva Di Berardino spiega i significati del Giovedì Santo”
  1. Avrei amato che accanto alle considerazioni teologiche riportate fosse ricordata l’istituzione del sacerdozio ministeriale, la sua natura, la sua dignità, la sua responsabilità per la santificazione dell’intera Chiesa. In passato, il Giovedì santo era un’occasione preziosa dalla quale i Papi precedenti traevano motivo per una affettuosa e accorata Lettera ai Sacerdoti. Senza nulla togliere all’importanza della Lavanda dei piedi tra i Discepoli, nella Chiesa (celebrazione strumentalizzata dal Papa attuale per messaggi sociali e interreligiosi estranei al significato dell’azione liturgica!), ritengo che in questi anni difficili e di drammatici scandali ci sia un ancor più urgente bisogno, più che di “aggiornamenti e nuovi paradigmi interpretativi”, di richiamare invece i Pastori e i loro Sacerdoti alla fedeltà di sempre a Cristo e alla Chiesa! Si sveglino dal loro torpore tanto illusorio e saccente quanto stolto!
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