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La teologa Giuliva Di Berardino* commenta (in versione testuale e audio) il Vangelo del giorno.

Ecco l’audio

Ecco il testo

IL VANGELO DEL GIORNO: Martedì 19 marzo 2018

Oggi è la festa di San Giuseppe, venerato dal popolo cristiano con speciale devozione e la liturgia ne attesta il culto. Non solo perché fu il padre putativo di Gesù, ma anche perché fu il suo educatore, il suo custode durante tutta la sua minacciata infanzia. Giuseppe ha saputo difendere dalla morte il piccolo Gesù, quando Erode scatenò la strage degli innocenti. Nei Vangeli è stato considerato un “uomo giusto”, perché ha saputo osservare il cuore della Legge di Dio, che è la misericordia e la cura dei piccoli. Il vangelo di oggi ricorda la presenza di Giuseppe quando Gesù, ancora adolescente, fu ritrovato tra i dottori del tempio dopo tre giorni di ricerca da parte dei suoi genitori. E Luca afferma che “essi non compresero” l’affermazione di Gesù “devo occuparmi delle cose del Padre mio”. In quel momento nè Maria, nè Giuseppe capirono, ma noi oggi possiamo dire che comprendiamo questa risposta, sappiamo  che Gesù è la Parola del Padre, sappiamo che la sapienza di Gesù, il suo insegnamento, la sua parola si radicano nell’intimità di Gesù col Padre del cielo. Ecco perché ci viene quasi da domandarci: ma Gesù come vedeva Giuseppe? Lo sentiva padre? In questo Vangelo non si capisce, però si coglie la grande statura umana e spirituale di Giuseppe: il Vangelo ci fa cogliere che Gesù è ancora un adolescente, si comporta come adolescente, ma Giuseppe è un uomo vero: è uomo e perciò è padre. Non è il vero padre di Gesù, ma sa di essere un uomo, perciò, davanti all’affermazione di Gesù, tace. Ciò che emerge è il suo amore particolare per Gesù, visto che Maria, parlando a Gesù dice: “tuo padre e io ti cercavamo”. Emerge anche che Gesù chiamava padre Giuseppe, che Giuseppe è stato per lui l’ombra del Padre dei cieli, la persona che gli ha mostrato, come lo mostra oggi a noi, che Dio è “Avinu”, cioè il “Padre nostro”, Colui che provvede per tutti. Allora oggi chiediamo al Signore, per l’intercessione di San Giuseppe, che  ciascuno di noi possa vivere una relazione particolare col Padre dei cieli per mostrare a tutti, attraverso la bontà e l’attenzione ai piccoli, come ha fatto San Giuseppe, la grandezza della relazione intima tra il Padre e il Figlio che abita il nostro cuore, la nostra vita e il mondo in cui viviamo. Buona festa di San Giuseppe!

Lc 2, 41-51a

I genitori di Gesù si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l’usanza; ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: “Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo”. Ed egli rispose: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?”. Ma essi non compresero le sue parole. Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore.

* Giuliva Di Berardino è insegnante di Religione Cattolica nella scuola pubblica. Laureata in Lettere Classiche a Roma, ha poi conseguito il Baccellierato in teologia presso la Pontificia Università Antonianum di Roma e la Licenza in teologia liturgica presso l’Istituto di Liturgia Pastorale di Padova. Attualmente è dottoranda nello stesso Istituto. Consacrata nell’Ordo Virginum della diocesi di Verona, mette a servizio della Chiesa la sua esperienza nella danza biblica e nella preghiera giudaico-cristiana guidando laboratori di danza e preghiera, dedicandosi all’evangelizzazione di strada e all’accompagnamento dei giovani. In seguito ai diversi interventi sulla teologia del corpo e della danza e ai numerosi laboratori svolti in Italia e in Europa, di recente ha pubblicato il libro “Danzare la Misericordia”, ed. dell’Immacolata, in cui descrive una vera e propria spiritualità della danza di lode, a partire dalla Bibbia. E’ anche pedagogista del movimento e guida di esercizi spirituali per giovani, religiosi e laici. E’ autrice di un blog dal titolo “Teologia e danza, Liturgia e vita” in cui condivide ogni giorno la meditazione del Vangelo nella rubrica “La Parola danza la vita”.
Per contattare la teologa Di Berardino scrivere a: giuliva.diberardino@gmail.com

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