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La teologa Giuliva Di Berardino* commenta (in versione testuale e audio) il Vangelo del giorno.

Ecco l’audio

Ecco il testo

IL VANGELO DEL GIORNO: mercoledì 20 marzo 2019

Nel nostro cammino quaresimale, un cammino di luce dietro al Maestro, dentro di noi cominciano ad emergere alcuni atteggiamenti che evidentemente hanno bisogno di essere convertiti alla luce del Vangelo. Ed oggi il Vangelo ci presenta un atteggiamento interiore in particolare da considerare e ci mostra anche cosa fare per convertirlo. Si parla infatti dell’ambizione di due apostoli, i due figli di Zebedeo, che ci rispecchiano nel loro modo di interpretare l’annuncio della passione, morte e risurrezione di Gesù. Anche noi, infatti, come loro, non possiamo nasconderlo, coviamo interiormente, in modo pubblico o nascosto, conscio o inconscio, il desiderio di primeggiare. E in questo Vangelo ci rispecchia anche l’affabilità e la furbizia dei due apostoli perchè, come il testo ci fa notare, essi cercano di ottenere posti d’onore non direttamente, ma attraverso la stima che Gesù aveva verso la loro madre. Questo particolare modo di procedere degli apostoli, ci mostra non solo che alcuni apostoli seguivano Gesù in compagnia delle loro madri e forse alcuni anche delle loro mogli, ma che Gesù stimava molto più di quello che pensiamo le donne che erano al suo seguito! Si tratta di “raggiro affettivo” tramato alle spalle di Gesù, che ci fa percepire quanto il Maestro potesse dare importanza alle richieste delle donne. Infatti, se alla donna Lui chiede “cosa vuoi?”, la risposta che invece dà alla donna è: “voi non sapete quello che chiedete”. Ecco, allora, Gesù aveva capito tutto: la richiesta non veniva dalla donna, ma dai due apostoli! Tutto questo ci fa riflettere: Gesù smaschera il modo contorto di procedere degli apostoli, un modo propriamente mondano, che non è nella luce! Pensiamoci: Quante volte per raggiri affettivi siamo spinti a fare cose che non vorremmo? Gesù ci insegna a non cadere in queste trappole e a vanificare ogni adulazione, in nome della relazione più profonda che ci lega al Padre dei cieli. Certo! l’ambizione era la piaga di tutti gli apostoli, come è per noi tutti! E’ scritto che gli altri 10 apostoli infatti si sdegnarono con i due fratelli perché temevano di essere stati preceduti nel potere, proprio per la richiesta avanzata dalla loro madre a Gesù. Ma il Maestro, con grande pazienza, chiama a sè gli altri apostoli e insegna loro che l’ambizione è solo un’illusione, quando si tratta di primeggiare davanti agli altri nella tracotanza e nella finzione. La verità è che l’essere umano è ambizioso, ma l’ambizione, visitata dallo Spirito Santo, sarà quella di immergersi nel servizio e nella croce, nell’offerta della vita. Ed è così: La via della croce, la via del dono della vita non ha bisogno di adulazione perché cerca un’ ambizione santa, non quella che conosciamo umanamente, che è capace solo di escludere gli altri, rendendoli nemici. La croce è verità, è luce! Essa ci rende tutti fratelli e sorelle, non ci abbassa a diventare mediatori per favorire alcuni e svantaggiare altri, ma ci rende tutti fratelli e sorelle che, in ascolto del Padre, seguono l’esempio di Gesù. Fratelli e sorelle che possono bere il calice di Gesù, perché solo da Lui ricevono la vita e la gioia. Buona giornata!

Mt 20, 17-28

In quel tempo, mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i Dodici e lungo la via disse loro: “Ecco, noi stiamo salendo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi, che lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché sia schernito e flagellato e crocifisso; ma il terzo giorno risusciterà”. Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedeo con i suoi figli, e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: “Che cosa vuoi?”. Gli rispose: “Di’ che questi miei figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno”. Rispose Gesù: “Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?”. Gli dicono: “Lo possiamo”. Ed egli soggiunse: “Il mio calice lo berrete; però non sta a me concedere che vi sediate alla mia destra o alla mia sinistra, ma è per coloro per i quali è stato preparato dal Padre mio”. Gli altri dieci, udito questo, si sdegnarono con i due fratelli; ma Gesù, chiamatili a sé, disse: “I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere. Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo, e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo; appunto come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti”.

* Giuliva Di Berardino è insegnante di Religione Cattolica nella scuola pubblica. Laureata in Lettere Classiche a Roma, ha poi conseguito il Baccellierato in teologia presso la Pontificia Università Antonianum di Roma e la Licenza in teologia liturgica presso l’Istituto di Liturgia Pastorale di Padova. Attualmente è dottoranda nello stesso Istituto. Consacrata nell’Ordo Virginum della diocesi di Verona, mette a servizio della Chiesa la sua esperienza nella danza biblica e nella preghiera giudaico-cristiana guidando laboratori di danza e preghiera, dedicandosi all’evangelizzazione di strada e all’accompagnamento dei giovani. In seguito ai diversi interventi sulla teologia del corpo e della danza e ai numerosi laboratori svolti in Italia e in Europa, di recente ha pubblicato il libro “Danzare la Misericordia”, ed. dell’Immacolata, in cui descrive una vera e propria spiritualità della danza di lode, a partire dalla Bibbia. E’ anche pedagogista del movimento e guida di esercizi spirituali per giovani, religiosi e laici. E’ autrice di un blog dal titolo “Teologia e danza, Liturgia e vita” in cui condivide ogni giorno la meditazione del Vangelo nella rubrica “La Parola danza la vita”.
Per contattare la teologa Di Berardino scrivere a: giuliva.diberardino@gmail.com

 

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