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IL VANGELO DEL GIORNO: mercoledì 9 ottobre 2019

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Nel vangelo di ieri abbiamo contemplato l’atteggiamento di amicizia che Gesù desidera da noi e abbiamo visto che per Lui la cosa principale è dare attenzione alla persona, facendo precedere l’altro o attendere i suoi tempi con pazienza, senza che ci lasciamo prendere dalle preoccupazioni che ci fanno mettere le cose prima delle persone. L’amicizia, abbiamo visto, inizia con l’attenzione e si porta avanti con pazienza. E allora oggi il vangelo viene a darci un suggerimento prezioso perchè possiamo sostenere questo profondo desiderio di relazione che è nel nostro cuore, che ci fa desiderare una fratellanza universale. Quindi c’è un approfondimento dall’amicizia alla fraternità. Diversi mi chiedono di pregare perché desiderano fratelli, persone cioè che condividano la stessa fede, lo stesso amore. Ecco, oggi il Vangelo ci mostra che forse questo dono già ce l’abbiamo ma non lo vediamo, non ne abbiamo coscienza in profondità! Nel testo è un discepolo che vedendo Gesù pregare, gli chiede di insegnargli come fare. Non è Gesù che dice: “ora vi insegno a pregare”. Questo vuol dire che la relazione è un dono che si ottiene, come appunto l’amicizia, che è una delle relazioni più belle, attraverso l’attenzione di chi ci sta accanto. Infatti quì è il discepolo che pone attenzione su Gesù che prega, e questo è stato l’inizio per cui anche noi oggi possiamo pregare come ha pregato Gesù. E se nel vangelo di Matteo Gesù è un maestro che riassume tutto l’insegnamento della sua preghiera in sette richieste indirizzate al Padre, qui, nel vangelo di Luca, le richieste sono solo cinque che riprendono le grandi promesse dell’Antico Testamento: le prime tre (o due) ci parlano della nostra relazione con Dio, le altre quattro (o tre) ci parlano della relazione tra di noi. In ogni caso la preghiera di Gesù è relazione con Dio e tra noi. Si tratta di una svolta, perché non considera Dio come un’entità da raggiungere con la propria volontà, ma una presenza che vive in noi e in mezzo a noi, per cui l’atteggiamento della preghiera viene prima dall’attenzione e poi dalla ricerca di relazione. Un giorno a scuola, mentre cercavo di spiegare questa articolazione relazionale che esiste tra Dio e l’umanità, una mia alunna mi ha detto: “prof. è come quando il nostro parroco in chiesa una volta ci ha fatto mettere tutti intorno a una candela accesa e ci ha detto che lì c’era Dio. Poi ci ha detto di andare ognuno verso la luce e noi ci siamo trovati tutti insieme davanti alla luce! Io ho capito che pensavo di esserci andata da sola, invece eravamo tutti insieme! Poi il parroco ci ha detto che è sempre così: quando uno si avvicina a Dio con la preghiera, in realtà si avvicinano tutti insieme a noi, perché Dio è Padre di tutti“. Ecco: questa ragazzina aveva proprio dato l’immagine giusta di quello che, in pratica, è la preghiera di Gesù: allargare il cuore all’universalità, dilatare la capacità di attenzione del cuore, di ascolto dell’altro. Come? Avvicinandoci a Dio attraverso la preghiera di Gesù. Allora oggi chiediamo proprio questo al Signore perché possiamo accogliere sempre di più, anche attraverso la preghiera, questa universalità di cuore in tutte le nostre relazioni. Facciamo allargare il cuore con la gioia e il volto col sorriso perchè l’amore provvidente di Dio Padre ci fa figli in Gesù e questo è il dono più bello. Apriamoci alla gioia della fratellanza!

Lc 11, 1-4

Un giorno, Gesù si trovava in un luogo a pregare e quando ebbe finito uno dei discepoli gli disse: “Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli”. Ed egli disse loro: “Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdonaci i nostri peccati, perché anche noi perdoniamo ad ogni nostro debitore, e non ci indurre in tentazione”.

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