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“Ma quale prestito. Occorrono contributi a fondo perduto”: lo dice con tono fermo Monsignor Alberto D’Urso, campano di nascita, ma barese di adozione, coraggioso e saggio Presidente della Consulta Nazionale contro l’ usura. Lo abbiamo intervistato.

Monsignor D’ Urso, la preoccupa lo scenario economico del dopo virus?

“Turba i sonni di tutti. A mio avviso gli interventi governativi, per il momento, sono molto blandi. Occorreva la sospensione totale del pagamento dei fitti , delle utenze e dei mutui. Mi dite: come fa a pagare dopo, chi non è stato fermo molto tempo e deve ricominciare? In questo modo mettiamo a repentaglio la salute economica del Paese e la stabilità di tante famiglie che da questi decreti sono state trascurate”.

Vede concreto il rischio della povertà?

“E’ una possibilità reale, i poveri erano già tanti prima, adesso aumenteranno in modo esponenziale perché ci sarà chi perderà il posto di lavoro e tutto questo, attenzione, può trasformarsi in un gradito regalo alla malavita organizzata”.

Perché?

“La malavita ha liquidità e soldi. Ragionevole pensare che le persone e le imprese in crisi e non in grado di avere denaro nei canali ufficiali si rivolgeranno all’ usura e alla criminalità organizzata che, alla fine potrebbe trovarsi ad occupare buona parte del tessuto produttivo”.

Prestiti dello Stato alle imprese..

“Lo Stato doveva erogare denaro a fondo perduto, altro che prestiti. Ma come fa a restituire, con gli interessi, chi è stato fermo per mesi? Assurdo. Le ribadisco che la tentazione sarà quella di buttarsi nelle braccia accoglienti, ma pericolose, della malavita organizzata con tanti saluti alla legalità”.

La povertà in aumento è motivo di aumento del fenomeno usura?

“Certo che lo è, questo da tenere in conto. Al Governo chiediamo, dopo le tante parole, i fatti. Bisogna ricordare che la fame, specie al sud, è cattiva consigliera sempre e noto sotto traccia un enorme malcontento sociale. Chi governa, la politica non lo dimentichi”.

Che tipo di economia invoca?

“Quella della dottrina sociale della Chiesa e ribadita varie volte dal Papa: accogliente, inclusiva e solidale. Oggi tende a scartare “.

Argomento quasi vietato. Messe senza fedeli, lei che avrebbe fatto?

“Giuste le precauzioni e rispetto per l’ atteggiamento sia del governo che della Cei. Ricordo comunque che io per telefono posso dare conforto, non confessare. La messa in streaming aiuta e consola, tuttavia non amministra il sacramento che è pane di vita eterna. Aggiungo: adottate le debite precauzioni non mi sarei opposto alla messa con i fedeli, ma bisogna rispettare la legge”.

Bruno Volpe

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