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Domenica 17 dicembre, in prima serata su Italia 1, nel corso del programma che conduce, Le Iene, Nadia Toffa racconterà per la prima volta quanto le è accaduto a Trieste il 3 dicembre scorso quando un malore l’ha colpita mentre si trovava in una camera d’albergo della città («L’ultima frase che mi ricordo era quella della ragazza della reception che mi ha detto: “Vuoi che ti dia una mano con le valigie, ché è arrivato il taxi?”. Poi sono caduta di faccia, ho ancora un livido ma sta migliorando»).

Dalle anticipazioni si è saputo che  Nadia ometterà di descrivere la diagnosi, il motivo del malore. Si sono fatte molte ipotesi, tante illazioni, ma Nadia eviterà accuratamente di chiarire questo punto.

«In ospedale, mi hanno ribaltato come un calzino. Stare in ospedale ti riporta un po’ al succo delle cose. Non è la prima volta che vado all’ospedale perché ascolto poco i segnali del mio fisico. Ogni volta che ti ricoverano però ti riportano proprio all’essenza delle cose, rivaluti anche la fisicità, le cose basilari».

«Adesso ci rido però ci sono tante persone che si sono preoccupate e me ne rendo conto. Io prendo molto la vita con ironia, se le cose devono succedere è perché devono accadere, e ogni cosa ti insegna qualcosa, però se mi metto nei panni delle persone che si sono preoccupate per me un po’ mi commuovo. I miei genitori si sono preoccupati da morire, tutti voi…».

«Io non ricordo il malore, ma mi ricordo l’ambulanza. Nella mia vita non l’avevo mai presa. All’inizio ho pensato fosse successo un incidente perché sentivo un’ambulanza, ma dopo un po’ mi sono resa conto che forse sentivo la sirena un po’ troppo vicina. Quindi ho realizzato e mi sono detta: “Vuoi vedere che è la mia ambulanza?”. Ho ripreso conoscenza in ambulanza. Poi a un certo punto ho visto Max ( autore storico delle Iene) ma erano passate ormai cinque ore, ho avuto un black-out. Lo vedo e gli dico: “Ma tu cosa ci fai a Trieste?”. Ero lucida, ma non mi sono resa conto di ciò che stava accadendo, della gravità. Nessuno sapeva cosa avessi».

«Ad un certo punto, il viaggio in elicottero, che è stato una figata pazzesca. Non l’avevo mai preso e mi piacciono da impazzire queste cose: ho fatto bungee jumping… l’elicottero in effetti non l’avevo mai provato. Mi dicono: “Si deve andare in elicottero. C’è la bora”. Mi hanno messo le cuffie perché l’elicottero fa molto casino, avevo un microfonino e parlavo con il capitano, ero là a chiacchierare. Sorvolavamo le città, lo vedevo sulla destra. Diceva il capitano: “Adesso stiamo passando Porto Marghera”, poi eravamo passati per Vicenza… Quando parlavo col capitano e mi illustrava le città, io pensavo ai servizi che avevo realizzato. Quando poi sono arrivata al San Raffaele c’era un sacco di gente, io dicevo: “Ma cosa ci fate qua?”».

«C’è stato poi un momento in cui è arrivata un’infermiera e mi ha detto: “È iniziato adesso Tu sì que vales e Maria De Filippi ha iniziato salutandoti e facendoti un grande in bocca al lupo con un pensiero per te” – ricorda-. Io la guardo e dico: “Ma chi è che gliel’ha detto? Chi ha detto a Maria De Filippi che sono stata male?”. Invece poi mi hanno detto che è successo un putiferio. Io mi sono molto commossa, mi hanno detto di città che hanno pregato per me, città intere: a Taranto hanno fatto la fiaccolata, Napoli ha pregato per me… scusate se mi commuovo ma… mi ha stupito tanto l’affetto della gente comune, perché secondo me non contava tanto il personaggio, pregavano davvero per me, per le battaglie che portiamo avanti».

«Un’altra cosa che mi ha stupita sono i messaggi ricevuti da parte di politici con cui ho un rapporto “conflittuale”. È nel nostro mestiere da Iene battersi per tutelare diritti, parlare di salute, problematiche, difendere la gente, quindi andiamo senza paura di nessuno e affrontiamo chiunque. Sono arrivati messaggi anche di politici che ho affrontato in passato».

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