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andreini«Ho avuto la solidarietà di realtà locali e non solo, di autorità, dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, e dall’IRCI, che con noi collaborano, oltre che della stampa. La chiesa bergamasca, invece, non si è espressa». Luca Andreini, bergamasco, da circa 6 mesi, con il TNB, il Teatro Nuovo di Bergamo, produzione teatrale che ha fondato in modo amatoriale quando aveva 15 anni (ora ne ha 18), lavora ad un progetto su scala nazionale dal titolo “Rumoroso silenzio”, uno spettacolo che debutterà in tutta la penisola ed è realizzato dal gruppo professionistico più giovane nel nostro paese.

«Questo nostro lavoro – spiega in esclusiva per La Fede Quotidiana Andreini – è ambientato nel periodo dell’esodo degli Istriani e della precedente strage delle foibe. Non tratta la tematica a livello politico, ma il lavoro è improntato sul tema dell’identità, del nascondimento e di un senso di riappacificazione con il passato! Evidentemente solo a parlarne da fastidio, aggiungimoci poi che è un lavoro fatto per lo più da giovani ed il risultato è questo».

Il “questo” di cui parla Andreini, è cosa sta accadendo nella sua vita quotidiana: «sono ormai mesi che ignoti prendono di mira la mia abitazione e la mia vita privata con minacce, scritte sui muri e sulla porta di casa, lettere anonime con i miei spostamenti segnati. La DIGOS di Bergamo ha aperto un’inchiesta è sta indagando. Ho ricevuto minacce di morte e, ad ora, non cessano. Le date del nostro tour teatrale di lancio saranno tutte monitorate dalla Polizia».

Incredibile, ma vero, nel 2015, a certi soggetti uno spettacolo teatrale fa ancora paura. «A livello locale sono un ragazzo abbastanza esposto per quello che faccio. Non è difficile arrivare a me, purtroppo! Oltre che attacchi a sfondo politico mi sono beccato anche attacchi personali! I miei colleghi sono un gruppo forte, nessuno ha mai avuto intenzione di mollare nonostante venissero anche ad infastidire le ore serali delle prove, con scoppi di petardi pesanti addosso alle porte della sala prove».

Abbiamo sollecitato il giovane Andreini ad affrontare argomenti legati alla fede cristiana. «Ho studiato il fenomeno della bontà, per alcuni miei lavori, e San Giovanni XXIII Papa è stata la prima fonte dalla quale partire e per noi bergamaschi è un motivo di orgoglio e fede. Il Papa buono è per me punto di riferimento, come Bergoglio, un papa che è un giusto mediatore tra Dio e l’uomo e che ammiro! Io sono credente. Credo nella fede in senso generico, la vedo a 18 anni come il motore, la ninfa vitale: feet negli altri, fede in ciò che si fa e poi la fede in Dio. Con lui ho un rapporto abbastanza intimo. La Chiesa la vedo come il partito politico per eccellenza. Per conto mio quando si parla di cristianità e di fede religiosa esiste esclusivamente Dio ed il rapporto che ho con lui».

Sui valori Andreini ha le idee chiare: «Il perché un giovane non dovrebbe drogarsi o alcolizzarsi è palese anche a chi lo fa. Sapere come impiegare il proprio tempo è ciò che salva i ragazzi della mia età dalla droga o da altre dipendenze che non siano appartenenti al bello. L’educazione al bello, al Teatro, lo spirito di sacrificio e la capacità di ascoltare, allontanano dai disvalori.

Matteo Orlando

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