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Zenon GrocholewskiDifficile dimenticare San Giovanni Paolo II, specialmente per un polacco. Il cardinale polacco Zenon Grokolewski, prefetto emerito per la Congregazione Educazione Cattolica,  ricorda così il grande pontefice.

Eminenza, qual è il suo ricordo più vivo?

“Sarebbe necessario un libro, perchè ho tantissime cose da dire e narrare. Ho  collalborato con lui per molto tempo, ed è stato un onore. Ho avuto il pirvilegio di celebrare messa con lui nella sua cappella privata e le assicuro che era davvero un uomo di Dio”.

Che cosa maggiormente la ha colpita di lui?

“ La preghiera intensa, forte, e l’ attaccamento vero a Cristo per mezzo di Maria. Mi piace segnalare che alla sua di fatto prima uscita, alla Mentorella, ha detto che il primo   e vero compito del papa, quasi il solo, è la è la preghiera. Secondo lui la preghiera valeva molto più di cento viaggi apostolici per il mondo. Il papa, prima di ogni altra dimensione, deve pregare e ancora pregare, poi viene tutto il resto, mai deve stancarsi di coltivare la dimensione verticale della fede”.

Lei ha celebrato messa con lui..

“Quando celebrava messa si notava davvero tutto il trasporto mistico, cambiava persino i lineamenti del viso. L’ attaccamento alle sofferenze del Signore era palese”.

Giovanni Paolo II, un figlio della Chiesa e della tradizione polacca..

“Nel suo pontificato, e penso alla processione del Corpus Domini, ha portato molte di quelle usanze e devozioni popolari della Polonia. Per noi  polacchi è stato un grande e costante punto di riferimento non solo religioso, ma anche storico e sociale,sensibile ovviamente ai grandi valori cattolici della nostra terra”.

Eminenza, passiamo all’ attualità. E’ pensabile dare la comunione al divorziato risposato civilmente?

“No. Ribadisco sul punto e la condivido, la posizione della Conferenza episcopale polacca. Qui non è questione di cattiveria o di scarsità di misericordia, ma solo ribadire quella che è la verità oggettiva ricordando il Magistero della Chiesa e  di Giovanni Paolo II senza scavalcarlo. Chi si sposa  civilmente dopo il divorzio o convive va contro la volontà di Dio e dunque sta in peccato. Dovrebbe convertirsi e cambiar vita realmente. La dottrina non può essere mai cambiata da nessun sinodo”.

Bruno Volpeh

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