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“Questa epidemia con i suoi lutti ci faccia riflettere sulla morte e sulla  fragilità umana”: lo scandisce in questa intervista che ci ha rilasciato il prof. don Arnaldo Pangrazzi, docente straordinario di Pastorale Sanitaria, autorevole studioso sul lutto, elaborazione delle perdite umane, già cappellano al Santo Spirito di Roma.

Don Arnaldo, chi muore di Coronavirus lo fa da solo e con sofferenza. Anche la sorte dei parenti è drammatica, non possono  vedere il loro caro…

“In effetti è così, probabilmente qui è persino peggio di altre malattie dal punto di vista della modalità della morte”.

Che fare soprattutto per i parenti?

“In questo caso tutto diventa maggiormente complicato. In altre patologie si cerca di arrivarci per gradi, poco ala volta come un percorso. Ora tutto diventa più veloce ed anche il fatto che il defunto quasi sparisca complica le cose. In tanti determina una ribellione davanti a Dio”.

Pensa che sia utile a bocce ferme celebrare il funerale?

“Oggi questa messa che è per la salvezza delle anime e la consolazione dei superstiti è negata. Ma credo fermamente che sarebbe utile celebrarla anche senza corpo presente quando le condizioni lo permetteranno”.

I più esposti sono gli anziani…

“E’ vero e da questo punto di vista i giovani li aiutino. La cosa paradossale e crudele di questo male è che per aiutare i nostri cari anziani dobbiamo essere lontano da loro. Pare assurdo, ma è drammaticamente in questo modo. E’ bene non visitarli”.

I preti devono curare spiritualmente i malati?

“E’ nostro compito. Io stesso, che sono stato cappellano, ci vado naturalmente con le dovute cautele per non diffondere fuori il contagio. Ma è nostro dovere assicurare i conforti”.

Si ha paura oggi più che mai della morte…

“Il mondo occidentale la esorcizza, ne ha paura forse per la eccessiva secolarizzazione. La morte in chiave di fede non dovrebbe farci paura. Io spero che alla fine della fiera questa storia ci debba fare riflettere sul rapporto morte vita, sulla nostra fragilità e  soprattutto sul valore della vita. Insomma, che almeno sia un salutare bagno di umiltà”.

Avrebbe fatto vedere in tv la sfilata delle bare sui camion?

“No. Sia per rispetto dei defunti, sia per l’ immagine del Paese al’ estero. Però capisco che da qualche parte dovevano portarle se non ci stava posto”

Bruno Volpe

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