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filippini“Il divorzio lampo è stato un colpo ulteriore alla solidità della famiglia.” Lo dice in questa intervista a La Fede Quotidiana monsignor Roberto Filippini, apprezzato biblista e vescovo di Pescia in Toscana.

Eccellenza, secondo una recente statistica, in Italia crescono i matrimoni civili, decrescono quelli in Chiesa e soprattutto salgono i divorzi. Da che cosa dipende?

” Discorso complesso. Penso che un problema di fondo sia la secolarizzazione della società e del nostro tempo. Inoltre incide su questo punto una grande dose di individualismo misto a volubilità dei costumi e sociale”.

E il matrimonio al Comune?

“Da un punto di vista religioso non ne sono felice. Però, tra una convivenza che è ambigua, e un matrimonio civile, preferisco il secondo, il male minore. Almeno crea delle certezze e fissa delle regole, responsabilizzando per quanto possibile, i coniugi”.

Passiamo al numero dei divorzi che aumentano, perchè?

” La mia idea è che dipende da un contesto sociale che, come dicevo prima, fa prevalere l’ individualismo sul senso della comunione. Ciascuno, nel nome di una falsa libertà, fa quello che gli pare e non esiste il senso del sacrificio. Alla prima difficoltà o alla prima incomprensione, ci si lascia e questo non è bello. E’ la risultante della  rivoluzione antropologica e di questa cultura ormai dominante. Spesso, non sempre, si pensa a sè stessi e alla propria realizzazione e non ci si apre totalmente all’ altro con spirito di leale collaborazione o donazione. Fa parte della volubilità e della liquidità di questo tempo”.

Che cosa intende?

” Che oggi troviamo pochi punti di riferimento stabili. Tutto è incerto ed ovviamente in tale incertezza rientra anche il vincolo matrimoniale”.

Intanto in Italia è stato approvato il divorzio lampo…

” Il divorzio non è mai una scelta vincente anche se occorre avere cura pastorale e attenzione alle famiglie ferite. Il divorzio rapido è la conferma che tutto si risolve rapidamente e senza sacrificio. Penso che sia stato un ulteriore colpo alla solidità della famiglia”.

Bruno Volpe

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