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“La nostra non è una mensa, ma un ristorante del cuore”. lo dice in questa intervista che ci ha rilasciato Monsignor Pietro Sigurani, Rettore della Basilica Sant’ Eustachio al Campo Marzio di Roma. Come è ormai noto, da tempo il sacerdote con una squadra di volontari organizza nella chiesa romana a mezzogiorno il pranzo per i bisognosi.

Don Pietro, da che cosa nasce l’ idea di questa mensa?

” Alt. La nostra non è una mensa, ma un ristorante del cuore. Serviamo noi a tavola gli indigenti e diamo loro, quando è possibile, persino un dolcetto alla fine del pasto. Non vi sono le code o le resse tipiche delle mense”.

Qualche suo confratello, tuttavia, storce il naso davanti a queste iniziative e afferma che la chiesa è destinata, col rito della dedicazione, al culto a Dio e non a far da ristorante…

” Ricordo che il Vangelo impone il dare da mangiare a chi ha fame, questa è un’ applicazione quanto mai concreta e reale del Vangelo. Certo, se esiste un altro locale per fare da ristorante, ben venga. Ma dove non esiste,  come da noi, dove vado? Credo, infine, che la massima e vera forma di lode a Dio sia il servizio ai poveri e ai fratelli nel bisogno e nella difficoltà”.

Vengono italiani?

” Certo, non solo extracomunitari, ma tanti connazionali colpiti e travolti dalla crisi economica che non guarda in faccia a nessuno. Lo vediamo tutti i giorni, a dispetto di chi, nella politica a  al governo ha detto  e promesso di sconfiggere la povertà”.

Immigrazione, un problema?

” Indubbiamente è un problema, ma non è il problema più grave, la reale emergenza. La verità è che il Governo, molto abile nella comunicazione, vuole nascondere dietro il tema migratorio, ben altri lati negativi e le irrisolte e forse aggravate  situazioni negative dell’ Italia. Come si dice a Roma, la butta in caciara”.

Possiamo fare entrare tutti in Italia?

” La politica su questo punto ha il dovere di fare leggi chiare e precise, ma soprattutto abolire la Bossi- Fini”.

Che cosa pensa della comandante Carola?

” Ha fatto quello che ogni persona di buon senso e di cuore avrebbe fatto. Non è pensabile lasciare in mare per tanto tempo della gente. Anzi, doveva muoversi persino prima. Per me ha fatto benissimo”.

Bruno Volpe

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