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Immigrazione,  criminalità organizzata, ong e perchè no, messa antica… E’ il contenuto di questa intervista a La Fede Quotidiana del dottor Giuseppe Capoccia, Procuratore Capo della Repubblica a Crotone e grande esperto di messa antica. Infatti, il Magistrato è anche presidente di Scuola Ecclesia Mater.

Procuratore, senza entrare nel merito di nessuna sua inchiesta, può esistere un nesso tra criminalità organizzata, politica ed immigrazione?

“L’immigrazione è un fenomeno planetario che in questi ultimi decenni sta interessando l’Italia, pur avendo cause e dinamiche differenti; vi è stata l’ondata migratoria dall’Albania, dall’area balcanica; vi è il flusso dall’Oriente (Afghanistan, Pakistan, ecc.); in tempi più recenti, vi sono stati i flussi in relazione alle guerre in Medio Oriente, anche attraverso la Grecia;  e poi vi è il grande flusso di persone dall’Africa che utilizzano le coste libiche verso quelle siciliane. Si tratta di storie diverse, di traffici che hanno origine e sviluppi differenti, accomunati nel termine smuggling ossia contrabbando di essere umani, realizzato da organizzazioni criminali e da veri e propri network criminali (stante la differente tipologia di servizi offerti); in questo network si inseriscono talvolta organizzazioni criminali italiane che offrono, nella filiera del traffico, taluni servizi (così accadeva per gli sbarchi di albanesi o kosovari sulle coste salentine); il fenomeno migratorio clandestino ha cause esterne e remote: talvolta ad esso si agganciano gruppi criminali italiani”.

Da credente possiamo davvero accogliere tutti o rischiamo di arricchire speculatori, delinquenti e terroristi ?

“Il soccorso in mare per le persone che sono in pericolo è un atto doveroso, un imperativo morale! E l’Italia sta mostrando il suo volto migliore in questo impegno. Osservo che altrettanto impegno non pare si stia profondendo per cercare di agire sulle cause che inducono migliaia di giovani africani che abbandonano le loro terre in cerca di fortuna in Europa, depauperando quel Continente; l’integrazione – bella parola – mi pare sia una chimera: in realtà, stiamo creando ghetti di povertà; un tempo l’Italia era in prima fila nell’aiuto dei Paesi in via di sviluppo; oggi aiutiamo chi scappa da quel sottosviluppo: forse abbiamo fallito? Forse dovremmo ricominciare da lì”.

Tra chi arriva  con i barconi è possibile che si infiltrino dei terroristi?

“Tutto è possibile, ma gli episodi tragici di questi mesi in Europa mostrano che i terroristi sono cittadini europei, quindi non credo che abbiano avuto bisogno di prendere un barcone!”

 Secondo lei occorre prudenza nei  riguardi delle Ong?

“Le Ong svolgono un compito meraviglioso e convogliano energie straordinarie; talvolta hanno ispirazioni e programmi differenti dagli Stati affianco ai quali operano, ma questa è un problema  degli Stati, non delle Ong: è un problema di sovranità e dunque di scelte politiche”.

Il Papa predica accoglienza come del resto la chiesa cattolica. Questa accoglienza senza se e ma è possibile o ci vogliono freni?

“La Chiesa ha sempre predicato e praticato la carità, mica l’hanno inventata adesso; gli ospedali, gli ospizi per i poveri, gli asili per gli neonati esposti sono stati inventati e gestiti dalla Chiesa cattolica da molti secoli! Occorre osservare che il doveroso spirito di solidarietà deve fare i conti con un sano realismo, altrimenti si tramuta in ideologia: inutile predicare bene e poi far diventare le periferie delle bidonville; inutile parlare di integrazione, quando al massimo possiamo offrire il lavoro di raccoglitori di pomodoro nelle nostre assolate campagne. Mi chiedo: se il grande sforzo di energie, finanze e volontariato fosse applicato ai territori di provenienza, alla promozione di grandi opere infrastrutturali in quegli Stati (strade, dighe, ferrovie) oppure insediamenti produttivi (ecologici), forse questi giovani disperati, queste mamme-bambine potrebbero progettare il loro futuro nella loro terra, in seno alle loro famiglie, senza divenire randagi in Europa. L’assistenzialismo ha soffocato l’Italia per decenni; adesso stiamo creando i presupposti per un’altra forma di assistenzialismo per il prossimo futuro”.

Le organizzazioni criminali raccolgono generalmente soldi e  determinano favori politici dalla immigrazione?

“Mi pare che sia una evenienza finora mai emersa”.

 Lei è un magistrato che  ama il rito romano antico, perchè?.

“Io prediligo il rito antico (la cd messa in latino) perché esprime meglio il sacro, il punto di connessione tra noi ed il soprannaturale: la soglia delle nostre chiese ha sempre segnato il varco tra il profano (che deve restare fuori) ed il sacro: i superbi portali scolpiti non li facevano mica per i turisti! Si entrava ed era silenzio, luce dall’alto, banchi con inginocchiatoio, preghiere intime, tabernacolo al centro. Oggi tutto questo è stato devastato, alterato, in parte demolito, a vantaggio di una assemblea sempre più stanca e disincantata”.

Perchè tanti giovani si stanno avvicinando al rito romano antico?

“I giovani sono affamati di verità, di autenticità: la messa moderna, spesso scimmiotta manifestazioni profane: canzoni, applausi, discorsi in politichese, strette di mano e cartelli infantili. Tutto questo è insopportabile, sa di fasullo, di imitazione fiacca. Perché un giovane che utilizza cuffia e musica digitale dovrebbe apprezzare canzoni banali, malamente eseguite da dilettanti? Perché chi entra in chiesa per far quietare la sua anima in subbuglio, dovrebbe sopportare il disordine rumoroso e banale cui ci siamo abituati?”

E’ calato il senso del sacro e se sì, da quando?

“E’ un fenomeno ormai dilagante che non riguarda solo la religione; il crollo del senso delle istituzioni, del rispetto dell’autorità è tangibile in ogni campo: con una frase si potrebbe dire: non ci credono più! Non credono più a niente! Allo Stato, all’Autorità, alle regole, nelle buone maniere e neanche a Dio. Sacro significa separato; separato dall’ordinarietà della vita, qualcosa di speciale, di prezioso: per eccellenza, di dice sacro ciò che è dedicato a Dio. Il senso del sacro è dunque la percezione che c’è qualcosa di separato dall’ordinario e dedicato solo a Dio: il silenzio, l’adorazione, il riconoscersi creatura. Mi pare che si tratti ormai di rarità. Che molti, soprattutto giovani, cominciano a ricercare e apprezzare”.

Bruno Volpe

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