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Papa Francesco, ancora in convalescenza post-operatoria, dà forfait alla messa nella Basilica vaticana per la prima Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani, da lui fortemente voluta. Ma sia nell’omelia preparata per l’occasione, letta in sua vece dall’arcivescovo officiante mons.Rino Fisichella, sia nel successivo Angelus, che tiene invece regolarmente affacciandosi su Piazza San Pietro, dedica alle vecchie generazioni parole tutt’altro che consolatorie e di circostanza. “Oggi c’è bisogno di una nuova alleanza tra giovani e anziani, di condividere il tesoro comune della vita, di sognare insieme, di superare i conflitti tra generazioni per preparare il futuro di tutti”, afferma nell’omelia: “Senza questa alleanza di vita, di sogni e di futuro, rischiamo di morire di fame, perché aumentano i legami spezzati, le solitudini, gli egoismi, le forze disgregatrici”. Spesso, osserva, “nelle nostre società abbiamo consegnat o la vita all’idea che ‘ognuno pensa per sé’. Ma questo uccide!”.

 “Soffro quando vedo una società che corre, indaffarata e indifferente, presa da troppe cose e incapace di fermarsi per rivolgere uno sguardo, un saluto, una carezza – insiste -. Ho paura di una società nella quale siamo tutti una folla anonima e non siamo più capaci di alzare lo sguardo e riconoscerci”. “I nonni, che hanno nutrito la nostra vita, oggi hanno fame di noi: della nostra attenzione, della nostra tenerezza – aggiunge -. Di sentirci accanto. Alziamo lo sguardo verso di loro, come fa Gesù con noi”.Per il Papa, soprattutto, “i nonni e gli anziani non sono degli avanzi di vita, degli scarti da buttare”. “Non perdiamo la memoria di cui gli anziani sono portatori, perché siamo figli di quella storia e senza radici appassiremo – esorta -. Essi ci hanno custoditi lungo il cammino della crescita, ora tocca a noi custodire la loro vita, alleggerire le loro difficoltà, ascoltare i loro bisogni, creare le condizioni perché possano essere facilitati nelle incombenze quotidiane e non si sentano soli”. E invitando i giovani a far visita ai nonni, a prestare loro ascolto, a dedicar loro tempo e attenzione, il richiamo conclusivo è: “non dimentichiamoci di loro. Alleiamoci con loro. Impariamo a fermarci, a riconoscerli, ad ascoltarli. Non scartiamoli mai. Custodiamoli nell’amore. E impariamo a condividere con loro del tempo. Ne usciremo migliori”.

Alla liturgia in San Pietro, ben distanziati per le norme anti-Covid, assistono circa duemila tra nonni accompagnati dai nipoti, operatori pastorali della terza età e anche persone uscite oggi per la prima volta dalle strutture residenziali dopo più di un anno di isolamento. All’Angelus, poi, proclamandosi anch’egli tra “noi che siamo più avanti negli anni”, il Papa aggiunge significativamente che “senza il dialogo tra i giovani e i nonni, la storia non va avanti, la vita non va avanti: c’è bisogno di riprendere questo, è una sfida per la nostra cultura”. E infine, oltre ad esprimere vicinanza e solidarietà alle popolazioni colpite dalle devastanti inondazioni in Cina, Francesco ha parole anche per le 32/e Olimpiadi aperte venerdì a Tokyo: “In questo tempo di pandemia, questi Giochi siano un segno di speranza, un segno di fratellanza universale all’insegna del sano agonismo – afferma -. Dio benedica gli organizzatori, gli atleti e tutti coloro che collaborano per questa grande festa dello sport”. (ANSA)

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