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Juan Carlos Leal Segovia è stato fino a poco tempo fa un deputato locale del partito MORENA al potere a Nuevo León, in Messico.

E’ stato espulso dal partito per aver parlato contro l’aborto al Congresso Nuevo León e per avere riflettuto sul matrimonio, nel suo senso originario, definendolo una unione tra un uomo e una donna.

Juan Carlos Leal Segovia è stato sanzionato anche per diversi tweet sul suo account, @CarlosLealMx. Il 14 marzo aveva pubblicato una foto della sua porta dell’ufficio con un fazzoletto blu “Save Both Lives”, usato come simbolo dal movimento pro-life sudamericano.

Si è unito ai membri del partito di opposizione PAN all’inizio del mese per approvare un emendamento al primo articolo della costituzione locale che rende l’aborto un reato per “garantire il diritto alla vita”, dal concepimento fino alla morte naturale. Il provvedimento era stato adottato a Nuevo León con 30 voti favorevoli, 8 contrari e 4 astensioni.

Il Movimento di rigenerazione nazionale (MORENO), il cui leader, Andrés Manuel López Obrador, ha assunto la presidenza del Messico lo scorso anno, è un partito di sinistra che sostiene tutti i tipi di “diversità”, compresa la diversità sessuale e la cura per l’ambiente. La linea del partito è pro-LGBT e pro-aborto. Ma proclama anche la libertà di opinione e di religione.

Juan Carlos Leal Segovia era stato accusato anche di avere fatto osservazioni omofobiche nello scorso mese di dicembre quando aveva scritto che dare ormoni ai bambini per cambiare il loro sesso naturale è come ritornare a seguire l’ideologia di Hitler.

Per questo e altri commenti, sono stati presentati reclami contro il politico da parte di attivisti LGBT che hanno portato il caso alla “National Honesty and Justice Commission” (CNHJ) di MORENA, che ha convocato Leal in un’audizione presso il suo quartier generale a Città del Messico lo scorso 15 febbraio.

L’idea era per lui di presentare scuse pubbliche e partecipare a un seminario sui diritti umani. Leal era presente all’udienza ma si è rifiutata di conformarsi. L’audizione è stata “molto dura”, secondo una dichiarazione ufficiale del CNHJ: “I suoi avvocati hanno adottato atteggiamenti arroganti, altezzosi e grossolani”. Uno di loro è stato espulso. Leal è stato accusato di “rifiuto di partecipare”. È stato ufficialmente etichettato come un omofobo.

Lo scorso martedì, ha twittato: “Sono un uomo integro. Difendo la necessità di proteggere la famiglia, i valori, la vita e l’infanzia per avere una società migliore. Per questo subisco la persecuzione, ma non mi ritiro”.

Qualcosa del genere era successo in Italia nel Pd. Recentemente Carla Padovani, capogruppo del Pd nel consiglio comunale di Verona si era attirata le ire del partito perchè aveva votato una mozione che impegna la città veneta a promuovere la cultura della vita. Nicola Zingaretti, attuale segretario, aveva tuonato: “Non si procede con colpi di mano ideologici su temi così delicati”.

Peggio era andata all’attuale senatrice centrista Paola Binetti che era stata costretta a lasciare il maggior partito della sinistra italiana per “il cedimento ad una cultura estranea ai valori fondativi del Pd”, come aveva dichiarato la Binetti, che aveva abbandonato il partito allora guidato da Pier Luigi Bersani per aderire all’Udc.

“Le radici di quel partito – aveva spiegato la Binetti – sono due: l’esperienza dei Ds e quella cattolico democratica. È veramente inspiegabile, quindi, come si sia finiti ad appaltare il Pd ai radicali”.

La Binetti aveva spiegato: “Il mio punto di riferimento è la dottrina sociale cristiana, come per ogni cattolico impegnato in politica. E i documenti del magistero non possono essere considerati un supermercato dove si prende o si lascia quello che si vuole”. In quell’occasione l’attuale segretario Nicola Zingaretti aveva anche pressato la Binetti affinché si dimettesse da deputato. La Binetti ha continuato la sua battaglia pro vita e famiglia e non sono non ha lasciato ma è stato rieletta nella successiva tornata elettorale.

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