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Nella terra natale di Papa Francesco è in preparazione un’importante Marcia per la vita che si terrà a Buenos Aires il prossimo 25 marzo. Per questo motivo l’arcivescovo di La Plata, monsignor Hector Aguer ha invitato fedeli e sacerdoti a mobilitarsi.

Il prelato ha ripetutamente chiesto la difesa della vita umana fin dal concepimento. Ha detto spesso che  “difendiamo la vita e combattiamo, specialmente perché sia ​​riconosciuta la qualità pienamente umana dell’embrione, del feto, del nascituro. Perché lo facciamo? Lo facciamo perché ci sono indiscutibili prove scientifiche e, anche, perché nostro Signore Gesù Cristo era un bambino nato, formato verginalmente dall’azione dello Spirito Santo nel seno della Vergine Maria. Era un feto nato verginalmente dalla Vergine Maria».

Relativamente alla Marcia per la vita, monsignor Hector Aguer ha aggiunto che “vogliamo difendere la vita dal momento del concepimento e vogliamo dire di no al crimine dell’aborto. Ciò significa anche che lo Stato, invece di legalizzare l’aborto, invece di decriminalizzarlo totalmente, dovrebbe aiutare i bambini a nascere, crescere e istruire come dovrebbero. Tutti sanno che l’aborto è spesso la risorsa che segue una gravidanza indesiderata, e questo ha molto a che fare con ciò che accade oggi, con quel pansessualismo generale, con quella mancanza di criteri per i quali sin da giovanissimi, dalla prima adolescenza, si iniziano le relazioni sessuali. Non sono preparati per questo, non sono preparati ad essere padri e madri… Non è sufficiente “prendersi cura di sé”, “prendersi cura di loro” distribuendo preservativi e contraccettivi. È necessario aiutarli a formarsi integralmente e riconoscere che l’atto sessuale ha un duplice significato, unitivo e procreativo”.

Infine l’arcivescovo ha affermato che su tema oggetto di questa Marcia per la vita “si gioca qualcosa di molto importante, si gioca il futuro del paese, quello dell’Argentina. Credo di non commettere un crimine se dico che la maggior parte dei mezzi di informazione sono schierati a favore dell’aborto».

 

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