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sloveniaLa Slovenia ha respinto, con un referendum popolare, la legge del 3 marzo 2015, voluta dal governo di centro sinistra del primo ministro Miro Cerar, che regola l’istituto della famiglia e che ammetteva anche i matrimoni gay e l’adozione per le coppie omosessuali.

I “no” alla legge hanno prevalso sui “si”. Sono stati il 63% coloro che hanno votato per l’abrogazione della legge. Il 37%, invece, sono stati i sostenitori dei matrimoni e adozioni gay. Con questo voto la Slovenia è uno dei primi Paesi che approva una legge di uguaglianza dei diritti degli omosessuali per poi revocarla.

Già nel 2012 si era tenuto un referendum sui diritti degli omosessuali, in cui circa il 55% degli elettori si erano opposti a dare più diritti alle coppie gay, negando anche l’ok alla possibilità di adottare i figli del proprio partner. Infischiandosene della volontà popolare il governo di Centro Sinistra appena tre anni dopo ha introdotto nozze e adozioni gay ma adesso il popolo sloveno ha espresso la sua volontà. Dopo l’approvazione della legge, diverse associazioni conservatrici avevano raccolto velocemente le 40mila firme necessarie a indire il referendum. Mentre il Parlamento, a maggioranza centro sinistra, aveva respinto la richiesta di referendum definendola “omofoba e sostenendo che avrebbe potuto portare alla discriminazione per questioni di orientamento sessuale”, il Tribunale costituzionale, invece, ha annullato questa decisione del Parlamento dando la possibilità di svolgere il referendum. La Chiesa cattolica è scesa in campo per il “no”. Papa Francesco ha incoraggiato “tutti gli sloveni a preservare la famiglia come unità di base della società”. Sostegno al referendum è arrivato anche dai paesi vicini Croazia e Slovacchia che, recentemente, hanno precisato nella loro Costituzione che il matrimonio “può essere soltanto l’unione di un uomo e di una donna”.

Matteo Orlando

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