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IL VANGELO DEL GIORNO

Giovedì 26 gennaio 2023

Lc 10,1-9

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».

IL COMMENTO DELLA TEOLOGA GIULIVA DI BERARDINO

Oggi la Chiesa fa memoria dei santi Timoteo e Tito. Chi sono Timoteo e Tito? Entrambi sono discepoli di San paolo, che la liturgia ci ha fatto incontrare ieri. Oggi quindi proseguiamo a contemplare i frutti della missione di Paolo in questi due grandi santi che hanno continuato la sua opera. San Timoteo era il discepolo prediletto di Paolo, doveva essere un giovinetto quando Paolo lo incontrò e lo battezzò insieme alla madre, durante il suo primo viaggio missionario. Le spoglie di san Timoteo sono conservate nella bellissima cattedrale di Termoli, la città del Molise che sorge sul mare Adriatico, la semplicità che si respira in quella chiesa e la sobrietà del luogo in cui è deposto san Timoteo, sono la testimonianza della sua vita pura e obbediente, alla scuola di Paolo: tutta donata all’annuncio del Vangelo. Sembra infatti che Timoteo, dopo aver seguito Paolo fino al martirio, tornò ad Efeso dove morì anche lui martire. Tito invece doveva essere stato piuttosto un uomo di governo, infatti fu il primo vescovo di Creta. Paolo ce lo fa percepire come un uomo capace di gestire situazioni difficili e organizzare le collette per i poveri di Gerusalemme. La bellezza di questi due collaboratori così cari a san Paolo è che essi, pur avendo lo stesso amore per il Vangelo e lo stesso padre nella fede, avevano personalità molto diverse. Una caratteristica che ci aiuta a entrare più in profondità nel Vangelo di oggi. Infatti il testo ci mostra che: “il Signore designò altri 72 e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.” Gesù sceglie 72 persone. 72 è un numero simbolico, un multiplo di 8 che per i cristiani in indica la Risurrezione, il battesimo. Infatti i battisteri antichi avevano spesso una pianta ottagonale. Così possiamo dedurre che nel testo viene comunicato un messaggio preciso: la vita cristiana si trasmette attraverso diversi collaboratori che investono la loro vita perché, pur inviati in posti diversi, ricevono lo stesso mandato: “Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo ai lupi”. Tuttavia, ciò che caratterizza in modo univoco questo mandato non sono le persone: esse sono diverse le une dalle altre; non è il contenuto, perché può essere comunicato in diversi modi, con la vita e con diverse parole, in diverse lingue. Ciò che invece identifica una persona mandata da Gesù è il suo modo di vivere, lo stile di vita, il suo modo di porsi! Chi è mandato da Gesù, infatti, è mite come un agnello, porta la pace e non la violenza. “In qualunque casa entriate, prima dite “pace a questa casa!” è scritto sul testo. E poiché la carità e l’amore esigono l’altro, in quanto Dio è relazione, le parole di Gesù ci insegnano che la vocazione più profonda dell’umanità è proprio la pace. Nella mistica ebraica si afferma che, per il fatto che la parola Shalom in ebraico è scritto con due consonanti, il senso di questa parola è la riconciliazione degli opposti. Shalom infatti viene scritto con la lettera shin che indica il fuoco e la lettera mem che indica l’acqua, collegati dalla lettera lamed che indica equilibrio. La pace quindi è il dono di Dio che fa equilibrio tra gli opposti formando negli esseri umani l’armonia delle diversità. Il mandato di Gesù ad andare, dunque, mentre ci fa uscire da noi stessi, ci fa unire a tutta l’umanità, per camminare insieme verso lo Shalom di Dio. Allora oggi cerchiamo occasioni per imparare anche noi a essere agnellini, per portare la pace in questo mondo pieno di lupi violenti. Chiediamo ai santi Timoteo e Tito di aiutarci a desiderare la pace tra di noi. Per noi stessi e per chi amiamo, desideriamo un cuore mite e umile, come quello di Gesù. Buona giornata!

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