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Charamsa“Charamsa? Un povero uomo scivolato nella menzogna, ignorante della storia polacca.” Lo dice in questa intervista monsignor Jozef Michalik, arcivescovo di Przemyl in Polonia, già Presidente della Conferenza Episcopale polacca, e Vice Presidente Emerito del Consiglio delle Conferenze episcopali europee.

Eccellenza, il teologo Charamsa, passato alla ribalta per il suo coming out alla vigilia del Sinodo sulla famiglia, ha da poco pubblicato il libro “La prima pietra”, nel quale accusa pesantemente la Chiesa polacca di vicinanza alla politica per fini di potere e  attaccamento alla ricchezza, che cosa dice?

” Forse diamo troppa importanza a questo signore. In ogni caso, racconta delle cose false e sbagliate e per usare un detto polacco, è un povero uccello che sporca il proprio nido”.

Che cosa significa?

” Che sputa nel piatto in cui per tanti anni ha mangiato e  dal quale ha vissuto. Quanto dice sulla Chiesa polacca, fedele interprete del Vangelo, è sbagliato e volgare, rozzo. Certamente anche nel clero polacco possono esserci peccatori, come me, lei, tutti, ma negare quanto questa Chiesa ha fatto e fa di buono è da ignorante della storia. Charamsa è un povero uomo caduto nella rete della menzogna e per lui la cosa più importante è pregare e  ancora pregare”.

Però è pur sempre un teologo..

” No. Non ha diritto ad essere chiamato così e tanto meno a parlare nel nome di un Dio nel quale non crede e che nei fatti disprezza prendendo a calci la Chiesa. Quello che lui dice è falso. Mi domando con angoscia: quanti anni ha potuto vivere quasi da attore nella menzogna? Dovrebbe vergognarsi per questa finzione che non è cristiana”.

Problema immigrazione, che fare?

” E’ una cosa molto seria. Il Papa durante la sua visita da noi ci ha parlato, ha detto cose  interessanti e  certamente apprezzabili. Naturalmente fa bene, da pastore, a parlare così anche se l’ ospitalità ha bisogno di alcune limitazioni per  evitare che tra i migranti entrino anche terroristi. Bisogna fare in modo che si rispettino ordine e legge e allora nell’ accoglienza che non  deve essere indiscriminata, occorre abbinare carità, ma anche prudenza,e ragione e forse fare in modo che i migranti stiano bene a casa loro, aiutandoli nelle loro terre”.

Bruno Volpe

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