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Domenica prossima ricorre la 42 Giornata per la Vita. Colgo l’occasione per alcune brevi riflessioni che affido alla Sua benevolenza. Viviamo, specie in Occidente, in un contesto molto secolarizzato.

Tale secolarizzazione, che ha coinciso con la progressiva caduta del senso del sacro ( lo vediamo tristemente in molte celebrazioni liturgiche) ha offuscato il senso della vita umana.

Per parlare adeguatamente della Vita ritengo giusto capirne la sua dignità e la sua essenza. In questo contesto storico- temporale parliamo tanto ed anche con ragione di animali e piante, di ambiente e Creato. Tuttavia non possiamo mettere, e la tentazione esiste, sullo stesso piano vita umana con vita animale o vegetale.

Con la stessa energia ritengo che sia bene ricordare sempre quei principi non negoziabili che devono essere fondamento della nostra morale e tra questi la sacralità della vita umana dal concepimento sino alla fine naturale, e nessuno ha il diritto a disporne in quanto è dono di Dio.

La Chiesa cattolica e il Papa ( le cui parole sono enfatizzate dai media quando dice cose ritenute progressiste, ma oscurate o peggio osteggiate se ribadisce verità e concetti del Magistero) con saggezza intervengono per la sacralità della vita. Tuttavia credo che occorra fare di più e richiamare specialmente i laici credenti impegnati nella politica a non appoggiare leggi che urtano contro la vita umana. In tale direzione al momento in Europa i Paesi che maggiormente si distinguono per la valorizzazione della vita sono quelli dell’ Est, come Polonia ed Ungheria, ed oltre oceano Trump ha partecipato alla marcia anti aborto dando un positivo messaggio di valore ed indipendenza.

E allora che fare? Da credenti abbiamo l’ imperativo di incentivare la vita umana dicendo no all’aborto che è un abominevole delitto e no all’eutanasia un autentico suicidio assistito, spesso giustificato da umanità per camuffare egoismo.

Incoraggiare la vita significa anche favorire leggi che dicano sì alla famiglia e alla natalità: un Paese che invecchia e nel quale le nascite si azzerano, di fatto respinge la vita.
Infine mi sia consentita una piccola considerazione a margine, un fuori tema da credente che spero mi sia perdonato.

Ho letto che dalla prima Domenica di Avvento cambierà ufficialmente la recitazione del Padre Nostro, la preghiera insegnata da Gesù, quella, con l’ Ave Maria, più popolare. Non entro in dispute di natura teologica e comprendo il senso della correzione.

Secondo la nuova formulazione Dio non ci induce più alla tentazione, ma lo invochiamo per non farci cadere in essa.
La domanda che mi pongo è sulla opportunità. Chi nel tempo ha sempre detto il Padre Nostro secondo la vecchia formulazione, con tutta probabilità lo farà ancora. E dunque: ne valeva la pena cercare effetti speciali?
Tanti cambi spesso disorientano e non aiutano i credenti. Lo dico naturalmente nella massima umiltà e con assoluta deferenza.

 

Sen. Domenico Scilipoti Isgrò

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