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La teologa Giuliva Di Berardino* commenta (in versione testuale e audio) il Vangelo del giorno.
Ecco l’audio

Ecco il testo

IL VANGELO DEL GIORNO: martedì 2 Aprile 2019
In questo Vangelo che oggi viene proclamato nella liturgia della messa, ci troviamo a Gerusalemme, vicino alla porta delle pecore, il luogo riservato agli agnelli destinati ai sacrifici del tempio. Il Vangelo ci racconta che quì c’era una piscina con cinque portici, che accoglieva costantemente sul suo bordo “un gran numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici”. Questa povera gente aspettava una specie di movimento dell’acqua per gettarsi nella piscina, sperando di guarire, dato che quell’acqua era considerata miracolosa. L’archeologia ha confermato che questo luogo era legato anche al culto pagano di Asclepio, perciò era significativo anche per le numerose leggende popolari che rimandavano a questo culto pagano. Molte sono le interpretazioni esegetiche di questo testo: c’è chi interpreta i cinque portici della piscina come una raffigurazione della Torah, i primi cinque libri della Bibbia in cui c’è la legge mosaica; chi, invece, interpreta in modo simbolico i 38 anni di malattia di quest’uomo, infatti 38 è il numero degli anni che troviamo nel Deuteronomio e corrisponde al tempo del soggiorno di Mosè nel deserto (Dt. 2,14). Ma al di là di queste interpretazioni, il testo mostra Gesù che guarisce l’umanità, Lui che è il Salvatore dei più deboli e degli emarginati. Ecco allora che il Vangelo racconta come Gesù, in questo luogo, vede un uomo. E poiché nel linguaggio biblico “vedere” significa “conoscere”, comprendiamo che Egli “sa” che quell’uomo non ha ormai nessuna speranza di guarire. Eppure si avvicina a lui e “gli disse: Vuoi guarire?” cioé: desideri un cambiamento? Desideri uscire dal lamento che ti ripeti a causa delle tue ferite per affrontare la vita con la lode sulle tue labbra? Gesù aveva capito che il male di quest’uomo è il male di tante persone, forse troppe al giorno d’oggi, il male della rassegnazione, della mancanza di speranza! E infatti il malato non risponde nè sì, nè no a Gesù, ma ripete una specie di lamento che avrà ripetuto tante volte nei 38 anni di infermità: “Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me”. Ma Gesù non si rassegna di fronte a questa mancanza di speranza: “Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina!” Ordina a quest’uomo. E subito, obbedendo a quei tre comandi autorevoli, l’uomo cambia la sua lunga storia di rassegnazione: prende il suo lettuccio, cioè tutto ciò che lo legava a terra, lo prende, non lo lascia lì, ma lo porta con sé, e, finalmente, cammina! Ecco, dunque, il messaggio di questo Vangelo di oggi: non lasciamoci bloccare dalla nostra storia, dalle nostre ferite, ma prendiamole in mano! Se sono le ferite della vita a portare noi, è certo che restiamo bloccati! Ma se siamo noi a portarle, zoppicheremo pure, ma almeno andremo avanti! Allora oggi chiediamo allo Spirito Santo di poter osare di più nel rendere onore a Dio, di poter desiderare di più la salvezza e di aiutarci ad andare avanti con fiducia, certi che Gesù ci conosce, ci viene incontro e ci precede sempre. Ascoltiamo le parole del Vangelo:
Gv 5,1-16
Era un giorno di festa per i Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Vi è a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, una piscina, chiamata in ebraico Betzata, con cinque portici, sotto i quali giaceva un gran numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. Si trovava là un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo disteso e sapendo che da molto tempo stava così, gli disse: “Vuoi guarire?” Gli rispose il malato: “Signore, io non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, qualche altro scende prima di me”. Gesù gli disse: “Àlzati, prendi il tuo lettuccio e cammina”. E sull’istante quell’uomo guarì e, preso il suo lettuccio, cominciò a camminare. Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all’uomo guarito: “È sabato e non ti è lecito prender su il tuo lettuccio”. Ma egli rispose loro: “Colui che mi ha guarito mi ha detto: Prendi il tuo lettuccio e cammina”. Gli chiesero allora: “Chi è stato a dirti: Prendi il tuo lettuccio e cammina?” Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato, essendoci folla in quel luogo. Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: “Ecco che sei guarito; non peccare più, perché non ti abbia ad accadere qualcosa di peggio”. Quell’uomo se ne andò e disse ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei cominciarono a perseguitare Gesù, perché faceva tali cose di sabato.

* Giuliva Di Berardino è insegnante di Religione Cattolica nella scuola pubblica. Laureata in Lettere Classiche a Roma, ha poi conseguito il Baccellierato in teologia presso la Pontificia Università Antonianum di Roma e la Licenza in teologia liturgica presso l’Istituto di Liturgia Pastorale di Padova. Attualmente è dottoranda nello stesso Istituto. Consacrata nell’Ordo Virginum della diocesi di Verona, mette a servizio della Chiesa la sua esperienza nella danza biblica e nella preghiera giudaico-cristiana guidando laboratori di danza e preghiera, dedicandosi all’evangelizzazione di strada e all’accompagnamento dei giovani. In seguito ai diversi interventi sulla teologia del corpo e della danza e ai numerosi laboratori svolti in Italia e in Europa, di recente ha pubblicato il libro “Danzare la Misericordia”, ed. dell’Immacolata, in cui descrive una vera e propria spiritualità della danza di lode, a partire dalla Bibbia. E’ anche pedagogista del movimento e guida di esercizi spirituali per giovani, religiosi e laici. E’ autrice di un blog dal titolo “Teologia e danza, Liturgia e vita” in cui condivide ogni giorno la meditazione del Vangelo nella rubrica “La Parola danza la vita”.

Per contattare la teologa Di Berardino scrivere a: giuliva.diberardino@gmail.com

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