Ti è piaciuto? Condividi!

La teologa Giuliva Di Berardino* commenta (in versione testuale e audio) il Vangelo del giorno.

Ecco l’audio

Ecco il testo

Mc 7, 31-37

In quel tempo, di ritorno dalla regione di Tiro, Gesù passò per Sidone, dirigendosi verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decapoli. E gli condussero un sordomuto, pregandolo di imporgli la mano. E portandolo in disparte lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e disse: “Effatà” cioè: “Apriti!”. E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo raccomandava, più essi ne parlavano e, pieni di stupore, dicevano: “Ha fatto bene ogni cosa; fa udire i sordi e fa parlare i muti!”.

Il Vangelo di oggi ci presenta una guarigione di un sordomuto. Gesù non opera sempre allo stesso modo, ma ha un modo diverso per ogni persona. Tuttavia, i numerosi gesti che in questa guarigione vengono utilizzati, ha dato modo agli studiosi e ai liturgisti di riflettere molto, in quanto, se ci facciamo caso, il testo sembra proprio evocare il rito del battesimo della Chiesa cattolica. Diversi e contrastanti sono le riflessioni che nascono a riguardo: alcuni studiosi affermano che le comunità cristiane già svolgevano il rito del battesimo, perciò ritengono che sia stato proprio il rito di iniziazione che si praticava tra i cristiani ad influenzare il racconto di questa guarigione, inserendovi una sorta di pratica iniziatica che Gesù compie guarendo il sordomuto in questione. Ci sono poi altri studiosi che però affermano il contrario, cioè che sia stato questo testo a influenzare il rito dell’iniziazione cristiana. Quale dei due sia la vera tesi non lo sappiamo, ma sappiamo che i gesti che fa Gesù e le parole che Lui dice, realmente producono la guarigione di questo uomo quasi sicuramente pagano. Infatti il testo ci informa che Gesù si trova in terra straniera, fuori da Israele e che lì guarisce un sordo muto, cioè una persona con doppia malattia, colpito in due sensi che lo mettono in comunicazione col mondo in modo incompleto. Ora, se è vero, poiché provato scientificamente, che l’udito precede la parola e ne è come una componente necessaria, è ancora più vero che  nella Bibbia l’udito è strettamente legato alla parola. Chi ascolta la Parola di Dio, nella Bibbia, è colui che vive e cammina nella luce, e il primo appello che Dio fa a Israele, la professione di fede, è “ascolta Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo”! Qindi, quest’uomo è sordo-muto perché non conosce la luce di Dio, perciò nella Bibbia è come se fosse anche cieco, perché non ascolta, non sa dove andare, segue gli altri, ma non capisce perché! In questa situazione di estremo smarrimento, Gesù interviene, e lo prende in disparte, fuori dalla folla, e, leggiamo nel testo, tocca col dito le orecchie e con la saliva la lingua. Il dito indica lo Spirito Santo, che mette a tecere il Demonio. Infatti, quando non ascoltiamo la Parola di Dio, è il Demonio a prendere la parola e la sua parola su di noi produce morte, e noi non sentiamo più e non vediamo più chi siamo. Un altro gesto interessante di Gesù è mettere sulla lingua la sua saliva, per indicare che Gesù entra in relazione di cura con questo uomo, perché la saliva per l’antichità era considerata una medicina, così quest’uomo può ricevere dalla cura di Gesù, la pace necessaria per potersi mettere in relazione con gli altri e parlare secondo Dio, cioè benedicendo gli altri. Ecco allora oggi troviamo Gesù che non ha paura di contaminarsi con l’impurità di un pagano, ma che, anzi, lo cura, attraverso questa grande simbologia battesimale. Anche noi oggi, allora, riceviamo la cura del Signore e ringraziamolo perché anche noi abbiamo ricevuto, il giorno del battesimo, questa potente parola di Gesù”Effatà” , “Apriti”, insieme al suo respiro, il Suo Spirito, che ci libera.  Abbiamo anche noi sentito il tocco di Gesù sui nostri organi di senso, nel giorno del battesimo. Ecco, ringraziamo il Signore e annunciamo con gioia  la bellezza di essere cristiani in questo giorno a quelli che incontreremo. Buona giornata!

 

* Giuliva Di Berardino è insegnante di Religione Cattolica nella scuola pubblica. Laureata in Lettere Classiche a Roma, ha poi conseguito il Baccellierato in teologia presso la Pontificia Università Antonianum di Roma e la Licenza in teologia liturgica presso l’Istituto di Liturgia Pastorale di Padova. Attualmente è dottoranda nello stesso Istituto. Consacrata nell’Ordo Virginum della diocesi di Verona, mette a servizio della Chiesa la sua esperienza nella danza biblica e nella preghiera giudaico-cristiana guidando laboratori di danza e preghiera, dedicandosi all’evangelizzazione di strada e all’accompagnamento dei giovani. In seguito ai diversi interventi sulla teologia del corpo e della danza e ai numerosi laboratori svolti in Italia e in Europa, di recente ha pubblicato il libro “Danzare la Misericordia”, ed. dell’Immacolata, in cui descrive una vera e propria spiritualità della danza di lode, a partire dalla Bibbia. E’ anche pedagogista del movimento e guida di esercizi spirituali per giovani, religiosi e laici. E’ autrice di un blog dal titolo “Teologia e danza, Liturgia e vita” in cui condivide ogni giorno la meditazione del Vangelo nella rubrica “La Parola danza la vita”.

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.