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“Cei, obbedienza acritica allo Stato. Meglio moltiplicare le messe che sopprimerle”: lo dice in questa intervista che ci ha rilasciato don Gabriele Mangiarotti, sacerdote nella diocesi San Marino- Montefeltro e direttore di Cultura Cattolica.

Don Gabriele, messe sospese per Coronavirus. Condivide?

“Certamente ed è inutile negarlo, la situazione è seria. Però trovo quanto meno singolare che davanti ad una classe politica a dir poco inadeguata, la Chiesa si sia arresa o quasi, anzi abbia solo demonizzato una parte, quasi che il problema sia solo un inesistente fascio leghismo rispetto al resto. Io mi aspetto una Chiesa che non si schieri politicamente. Qui è accaduto questo: lo Stato ha parlato e la Chiesa ha abbassato la testa senza fiatare. Ho persino letto che nella normativa si scrive cerimonie religiose come se la messa fosse un ballo o una tavolata”.

E allora?

“Come Chiesa parliamo tanto di sinodalità si indicono sinodi sulla sinodalità, va di moda il caso per caso assieme al discernimento e queste categorie non vengono applicate quando è necessario. La situazione di Milano, per esempio, diverge da quella di Palermo e allora era il caso di valutare, appunto caso per caso, dove era giusto e dove no, sospendere le messe. Aggiungo che nella storia del mondo Occidentale davanti a calamità e pestilenze si è fatto ricorso a messe, liturgie e a  preghiere collettive nelle chiese. In poche parole gli edifici di culto rimanevano aperti e non chiudevano battenti. E’ questa la dimostrazione di un Occidente scristianizzato e secolare. Per evitare l’affollamento magari andava preso in considerazione di aumentarle e moltiplicarle, non sopprimerle”.

Ma ci sono evidenti motivazioni sanitarie..

“Certo. E allora, per dirla tutta, come Cei al posto di chiudere a basta avrei emanato criteri suppletivi per santificare la festa. Il vero problema non è la chiusura, la  modalità di attuazione. So bene che in casi estremi e particolari è possibile dispensare dall’obbligo della messa. Tuttavia va ricordato che il precetto del santificare la festa può essere adempiuto in tanti modi. Se non mi è possibile assistere alla messa domenicale o festiva, posso svolgere attività caritatevoli, di penitenza, digiuno, pregare in casa, insomma la pratiche di Quaresima. Ma non vacanza. Qui è mancata  sia la comunicazione che l’ educazione e si è accettato tutto acriticamente. Sono venute meno sinodalità ed educazione”.

Bruno Volpe

2 pensiero su “Don Gabriele Mangiarotti: “meglio moltiplicare le messe che sopprimerle””
  1. A tutti I lettori: preghiamo più che possiamo che il coronavirus scompaia, sia in Italia sia nel resto del mondo, che ci siano sempre meno contagiati e sempre più guariti e sempre meno morti.
    Chiedete di moltiplicare le messe in forma privata.
    Chiedete anche ad amici, parenti, conoscenti, anche a chi non crede di pregare: potrebbe essere un’occasione di conversione.

  2. COMUNIONE SPIRITUALE…….. (basterebbe leggere qualche vita di qualche santo)
    C’è una bella iniziativa dei Frati minori di Sicilia per i cittadini di Siracusa….(su Youtube e Facebook )
    Gli ‘strumenti’ ci sono,e le occasioni pure……(ciò non toglie che, quando la situazione si sarà normalizzata,si ritorni con la Comunione Sacramentale in chiesa)

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