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«Che senso ha celebrare ancora il Primo Maggio?», si è chiesto su Facebook il sacerdote Don Antonio Nuara, settantenne parroco della Chiesa Maria Santissima Immacolata di Ribera (Arcidiocesi di Agrigento), un prete “battagliero”, spesso aspramente critico verso taluni enti pubblici che non offrono i servizi che dovrebbero offrire, un ministro di Cristo vicino ai poveri e agli emarginati, in una cittadina che soffre di molti problemi, a cominciare dalla disoccupazione, fino ai rischi di emarginazione sociale.

«L’unica risposta che trovo è che non ha senso», ha commentato.

«Anzi direi di più: è la festa del prenderci in giro. Lo Stato lo fa appendendo delle Medaglie, accompagnate da fogli di carta con attestato di merito; gli altri con gite fuori porta o ubriacandosi in concerti noiosi e interminabili, utili a stordire le menti martellandole con rumori assordanti e con nuvole di fumi di droga e di alcol. È una presa in giro, quando manca per la maggior parte dei cittadini quella dignità che viene da un lavoro certo e gratificante. Oggi una utopia, causata da una politica arruffona e incompetente. L’unico modo corretto di celebrarlo è quello di non celebrarlo. C’è una alternativa: passare ai fatti per riavere i diritti e la dignità negati. Un’Italia dove la giustizia sociale, auspicata da Don Milani, il prete degli operai e degli uomini, diventa realtà. Dove a tutti è garantito un lavoro stabile, dignitoso per sè e la sua famiglia; una ricchezza ridistribuito, togliendola a chi se ne è appropriato, favorito da leggi economiche inique. Dove ci sono squilibri di distribuzione di ricchezza, certamente ci sono stati furti , più o meno legalizzati e incapacità di uno Stato incapace patrigno e sanguisuga per i suoi cittadini. C’è un Comandamento,il settimo, che parla chiaro e Dio non dimentica chi è ladro. È il caso che i cristiani comincino a essere coerenti e testimoni e se un Primo Maggio dovrebbero celebrare, è per gioire di un diritto di giustizia è stato acquisito da ogni uomo. Se così fosse stato, oggi avremmo un elenco di diritti acquisiti da parte dei cittadini ove dal vocabolario i termini povertà e disoccupazione sarebbero solo termini letterari».

Rispondendo ai commentatori Don Antonio Nuara ha aggiunto: «I Comunisti parlavano di “lotta di classe”; la Chiesa di “giustizia sociale”. Ambedue hanno fallito. Don Luigi Sturzo, quando fondò il Partito Popolare (poi Democrazia Cristiana) ha parlato di “Riarmo morale”. È il titolo del testo fondante da lui scritto per la formazione del nuovo partito. Ma l’ispirazione e le radici sono nel Vangelo. Il problema è che quest’ultimo è stato sepolto da tanta polvere».

Poi una frecciatina ai sindacati: «Oggi i sindacati sono diventati le sanguisughe dei lavoratori. Aderire a un sindacato, vuol dire creare, per loro, posti di lavoro!». «Mi piacerebbe che ad ogni Primo Maggio i tre “capoccioni” dei sindacati dicessero: “quest’anno abbiamo ottenuto questo preciso risultato”. È così ogni anno. Nell’arco di 20 anni tutti i diritti fondamentali dei lavoratori (uomini, donne, madri, giovani) sarebbero acquisiti. Il solo ricordo facilmente diventa qualunquismo. C’è un detto siciliano che dice: “chiacchiari e tabacchera di lignu nun si impignanu a lu Munti”. Al Monte dei pegni dovevi portare robba sostanziosa, altrimenti prestiti non ne avevi. La Camusso, Barbagallo e l’altra segretaria parlano di aria fritta. Fatti concreti non ne vedo. Anzi la disoccupazione giovanile e femminile aumenta, i salari sono al minimo, la sicurezza sul lavoro è al limite …. . E allora a cosa si riduce ogni anno questo Primo Maggio?».

«Mi pare di aver sentito qualche volta di “collateralità” tra Governo e Sindacati che sa più di accondiscendenza e amoreggiamento che di difesa dei diritti dei lavoratori. Strano, quelli delle Iene, di Striscia la notizia o Non è l’Arena smuovono situazioni radicati e Sindacati con milioni di iscritti dai quali ricevono una trattenuta nello stipendio o nella pensione, non riescano a portare a casa risultati di un certo valore». «Sindacati che si “appoggiano” a partiti, diventano subalterni».

«Non mi sembra che la difesa dei diritti dei lavoratori sia solo appannaggio della sinistra. Mi sembra una leggenda metropolitana. Il Sindaco di Firenze Giorgio La Pira, originario di Comiso, non era comunista e nemmeno di sinistra. Era il “Sindaco” di Firenze e di tutti i fiorentini. E faceva il … Sindaco e difendeva i suoi cittadini, occupando anche le fabbriche o dialogando anche con la Cina».

Don Antonio Nuara è impegnato anche nel contrasto all’ideologia del gender. Qualche tempo fa ha scritto: «Col pretesto di educare gli alunni al rispetto degli altri, chiunque essi siano ( gay, lesbiche, ecc.) e di eliminare il bullismo (cosa giusta e doverosa) vogliono imporre una nuova e distorta visione dell’essere umano: abolire ogni distinzione di sesso e far passare il messaggio che tutto è lecito (niente perciò identità di persona, niente moralità). Così si vuole fare sapere agli studenti che cosa è la masturbazione precoce (0-4 anni), insegnare “la consapevolezza” dei propri diritti sessuali (4-6 anni); la masturbazione e l’autostimolazione, i metodi contraccettivi e le strategie per evitare la gravidanza e l’abuso. Gli alunni saranno invitati a scoprirsi vicendevolmente e conoscere e fare quanto dagli insegnanti verrà loro proposto. Dai 9 ai 12 anni gli alunni “devono” conoscere le dimensioni di pene-seno-vulva e come utilizzare i preservativi e il piacere che si ha con la masturbazione e l’orgasmo. Dai 12 ai 15 anni devono sapere riconoscere i segni della gravidanza, le leggi per il consenso dei rapporti sessuali, e come avere bambini su misura. Dai 15 anni in su, devono sapere che hanno diritto all’aborto e ad usare la pornografia. Naturalmente il tutto con esempi concreti tra di loro, opuscoli, giochi, video e tanto altro. Naturalmente scompaiono: la famiglia naturale maschio-femmina, scompare il matrimonio a vantaggio dell’unione di fatto e occasionale. I genitori che tengono alla buona formazione dei loro figli siano vigilanti».

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