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don-andrea-santoroA dieci anni dalla scomparsa di don Andrea Santoro, il Vicariato di Roma gli rende omaggio con due eventi. Lunedì 1 febbraio, dalle 10.30 alle 12, presso il Seminario Maggiore Romano, il vescovo ausiliare Angelo De Donatis terrà un incontro-dibattito per il clero e i seminaristi sul tema La spiritualità di don Andrea; venerdì 5 febbraio, alle 19, il cardinale vicario di Roma, Agostino Vallini, presiederà la santa messa di suffragio nella basilica di San Giovanni in Laterano.

Un ministro di Dio. Un sacerdote. Un uomo. Una voce alta e forte della Chiesa. Un missionario. Poche righe per descrivere Don Andrea Santoro. Una vita intensa, quella del sacerdote nativo di Latina.  Don Santoro nasce a Priverno il 7 settembre 1945. Entra adolescente in seminario. È l’inizio di una vita dedicata completamente ai fratelli, a Cristo. Forse non è un caso che diviene amico dell’allora “semplice” Vincenzo Paglia, ora Presidente del Dicastero Pontificio sulla Famiglia, cofondatore della Comunità di Sant’Egidio che dal suo nascere ha visto il tema dell’Ecumenismo come perno per la stessa comunità trasteverina. Con Vincenzo Paglia, gl’anni della battaglia sul campo. Nelle periferie, sulle strade. Tra la gente. Perché il Vangelo si annuncia tra la gente.

Cosi, lo ricorda lo stesso Paglia, in una recente intervista: “Era un uomo appassionato, degli uomini e di Dio, un uomo che voleva che la testimonianza evangelica fosse verace. Ricordo la passione che avevamo per comunicare il vangelo in una Roma travagliata da problemi enormi. Entrambi lavoravamo in parrocchie di periferia, nelle borgate, e ci scambiavamo spesso le nostre esperienze”.

Don Andrea muore ucciso in un attentato. Da un colpo di pistola mentre pregava nella chiesa parrocchiale di Santa Maria, in Turchia, dove aveva appena celebrato Messa.  L’assassino, un sedicente, grida: “Allah Akbar”, Allah è grande. Il motivo? Sarà lo stesso attentatore poi a confessarlo: una vignetta umoristica di un giornale danese su Maometto. E, in tempi come questi, sembra quasi purtroppo oserei direi una profetica. Don Andrea Santoro, aveva dedicato la sua vita al dialogo ecumenico. Fin da giovane aveva proiettato i suoi studi a tale argomento. Nel 1980, dopo aver conseguito il diploma al Pontificio Istituto di Studi Arabi e d’Islamistica, si era recato in Medio Oriente. Questo suo studio-vocazione sfocerà poi in una vera e propria missione. La missione della Vita. Infatti l’11 giugno 2000, don Andrea, raggiunge l’antica Edessa, che sarebbe divenuta il luogo della sua prima residenza in Turchia. Prima di partire per la Turchia don Andrea fondò a Roma l’associazione “Finestra per il Medio Oriente”, finalizzata alla preghiera e al sostegno della missione nel Medio Oriente. Da quel momento gli sforzi per creare sempre più un reale dialogo fra le varie religioni. Quello stesso dialogo che gli costerà la vita.  “Non bisogna essere buoni, bisogna essere santi”. Era questa la frase che don Andrea Santoro ripeteva sempre ai suoi parrocchiani della chiesa di San Fabiano e San Venanzio a Roma. Lui era buono. Lui era santo.

Antonio Tarallo

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