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libro danzaDanzare la misericordia. Corpo e danza nella Bibbia (Edizioni dell’Immacolata) è il primo libro di Giuliva Di Berardino, giovane specializzanda in teologia  liturgica, veneta d’adozione e aquilana di nascita (in particolare di Celano, il paese del biografo di San Francesco, il beato Tommaso), esperta di danze ebraiche e consacrata dell’Ordo Virginum della diocesi di Verona (l’antico ordine delle vergini ripristinato da Paolo VI nel 1970). All’autrice, laureata in lettere classiche e in teologia, che dai 24 ai 28 anni ha vissuto tra Lorena e Alsazia (Francia del nord) in una realtà di vita fraterna a servizio della nuova evangelizzazione, abbiamo sottoposto qualche domanda.

In che senso la danza esprime la misericordia?
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La danza é linguaggio e come tale é espressione di sé. Inoltre si tratta di un linguaggio che racchiude in sé una carica emozionale molto forte, capace di  suscitare movimenti e di percepire spazi oltre il confine del proprio corpo. La danza é linguaggio simbolico che ci mette immediatamente in contatto con “l’altro da me”. Per questo esistono percorsi educativi e terapeutici che fanno uso di questo linguaggio, che può diventare perfino arte, quando esterna un mondo interiore e spesso sconosciuto allo stesso ballerino. Alla luce di tutto ciò potremmo dire che la danza, un linguaggio così complesso di implicazioni umane, é in realtà il primo atto di culto che l’umanità ha compiuto, la più originaria forma con cui l’uomo percepisce il sacro. E questo perché il corpo quando danza vive, ma vive creando mondi simbolici, creando forme che richiamano una presenza altra da sé, vive perché richiede una reciprocità, vive perché desidera un altro e tende verso di lui. Questo è il senso spirituale del corpo, il desiderio che ci fa vivere e che ci fa amare, che ci spinge alla vita. Tutto questo in Dio é amore! Dio stesso danza di desiderio per l’uomo e danzando crea. L’uomo quando danza avverte un qualcosa di Dio, fa un’esperienza che potremmo definire mistica, perché si sente vivo in Dio. Essere vivi in Dio é opera della Misericordia che dona vita sempre nuova all’uomo che torna a Dio, muovendo i suoi passi verso di Lui. In questo tempo santo che la Chiesa ci offre, siamo chiamati tutti a danzare la Misericordia! A muovere i nostri passi verso quel Dio che é Padre e che é sempre pronto a donarci vita nuova. Andiamo con gioia incontro al Signore!».

Lei scrive che la danza è espressione e movimento dello Spirito che abita l’uomo. Attraverso quali dinamiche spirituali?
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La danza stessa é una dinamica spirituale. Primo perché é dinamismo in sé, secondo perché lo spirito non è altro che corpo vissuto in Dio! Nella Bibbia corpo, spirito, anima e carne non sono realtà diverse ma solo delle possibilità che il corpo possiede, perciò il corpo é spirito, anima e carne, il corpo nella Bibbia non è un mezzo per lodare Dio, ma é esso stesso la lode di Dio perché se vive é grazie allo spirito, e, proprio grazie allo spirito, esso si muove e desidera unirsi a Dio che è il suo Creatore».

Come si coniugano la danza e la liturgia?
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Nella teologia paolina si trova una vera e propria dottrina cristiana sul corpo. Tra le diverse affermazioni di San Paolo troviamo nella Lettera ai Romani  una splendida esortazione dell’apostolo in cui egli esorta tutti i cristiani in nome della Misericordia di Dio ad offrire i corpi come culto spirituale. Che i corpi abbiano a che fare col culto cristiano, quindi, non possiamo negarlo! Siccome la danza é gestione ordinata del linguaggio non verbale é evidente che offrire i corpi danzando resta una possibilità di svolgere un culto in modo ordinato e semplice. Inoltre la danza é stata da sempre e in tutte le culture un elemento indispensabile della ritualità. La liturgia latina cattolica ha eliminato questo linguaggio probabilmente per una preoccupazione pastorale. A mio parere si tratta di una saggia  preoccupazione: il linguaggio del corpo é equivoco e troppo esposto a fraintendimenti. Quando si usa la parola é più facile cercare di ritornare su un concetto, ma quando é il corpo che si esprime si incide in modo molto più efficace ed immediato nelle coscienze. La sapienza dei vescovi antichi ha voluto eliminare questo tipo di ambiguità. Oggi però la danza viene comunque inserita e permessa nelle liturgie cattoliche latine dei popoli africani o sud Americani. Questo elemento rituale aggiunto in tempi recenti, definisce una saggia apertura nel mondo cattolico odierno e ci fa riflettere sulle motivazioni per cui solo i cattolici in Europa non danzino le loro liturgie. A mio parere questo non è un tema da evitare, ma da studiare! Oggi nel nostro occidente europeo, il popolo di Dio possiede ormai gli strumenti giusti per interpretare le Scritture in modo corretto, eppure non dispone ancora gli strumenti adatti a cogliere la valenza simbolica del sacro inscritto nel movimento del corpo. A mio parere, e ne parlo nel mio libro, occorre urgentemente una formazione al senso del pudore e alla percezione del sacro che nella nostra Europa abbiamo troppo trascurato! Non faccio una critica alla nostra cultura perché é unica al mondo! Essa ha formato scienziati, artisti, letterati, pensatori di alto livello, ma dobbiamo riconoscere che noi europei siamo entrati nel terzo millennio con un’arroganza che non ci permette più di cogliere l’umana semplicità e la pura bellezza che contraddistinguono il mondo del sacro. Partire dalla liturgia, cogliere il linguaggio liturgico del rito ci può aiutare a capire che non siamo noi al centro del mondo, che dobbiamo imparare a vivere ciò che celebriamo insieme».

In che modo coniugare danza, lode, preghiera e guarigione?
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Ritengo che la nostra Europa deve guarire, ma non solo! L’Italia deve guarire, le nostre città devono guarire…da cosa? Da una distorta visione della vita e da una perversa visione del corpo. Come possiamo notare ciò che è da guarire é la visione, cioè il modo in cui guardiamo le cose».

Cosa c’entra la danza con lo sguardo?
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La danza avviene sempre sotto uno sguardo. Nessuno si muove se non è visto!  Le dirò di più!  La vita si vive sotto uno sguardo e se non abbiamo la certezza di essere visti noi non ci muoviamo. I bambini ci insegnano questo: quando imparano qualcosa vogliono mostrarlo agli adulti, vogliono un giudizio, un apprezzamento…tutti siamo così! E questo non vale solo per la danza, ma per la vita! Per guarire dallo sguardo che ci giudica, che ci impedisce di vivere liberamente, uno dei mezzi più efficaci é la danza. Questo lo apprendiamo dai diversi percorsi di danza terapia o di danza educativa o di psico motricità che ci insegnano ciò che la Bibbia ci ha da sempre insegnato: il nostro corpo non è solo mezzo di comunicazione, ma anche mezzo di conoscenza. In esso portiamo iscritta la nostra storia passata e la nostra realizzazione finale che é il dono di sé per amore, come ci ha meravigliosamente mostrato Gesù. Il percorso di guarigione deve portarci alla lode e all’adorazione,  cioè a stare davanti a Dio senza chiedere nulla, ma semplicemente facendosi dono, come Gesù ci ha insegnato. “Questo” dice San Paolo, “é il vostro culto spirituale”. Danzare la Misericordia é il fine della nostra esistenza, ma é anche il mezzo per raggiungere la nostra guarigione ed arrivare a fare l’esperienza del Figlio che totalmente si dona al Padre e a tutti. Il mio augurio é che leggendo questo piccolo libro ciascuno si senta raggiunto dallo sguardo del Padre e si apra ad una via di guarigione fino a provare la gioia e la pace di danzare la vita per amore».

Matteo Orlando

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