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Il 4 gennaio 2018 l’attivista prolife canadese Mary Wagner sarà processata “per direttissima” per il reato di “intralcio all’aborto”. L’8 dicembre la Wagner e l’amica Linda Gibbons  erano entrate pacificamente in una clinica abortista di Toronto per provare a dissuadere le donne dal praticare l’uccisione delle creature che portavano nel grembo attraverso l’aborto. Sia la Wagner che la Gibbons avevano delle rose, vicino ad ognuna delle quali era attaccato un modellino in plastica di un feto di dieci settimane e un foglio con le informazioni per contattare un Centro di aiuto alla vita per donne con gravidanze difficili. Niente di invasivo o psicologicamente violento quindi da parte delle due volontarie. Due agenti della polizia locale, però, stando a un video pubblicato su YouTube, hanno trascinato fuori dalla clinica la Wagner, che ha opposto resistenza non-violenta, stringendole i polsi con delle manette dietro la schiena. L’accusa nei suoi confronti sarebbe quella di aver infranto la misura legislativa canadese che vieta di pregare o parlare con le persone che transitano nei centri o cliniche abortiste (la stesso legge che è stata approvata nel febbraio scorso in Francia e che alcuni gruppi politici pro aborto vorrebbe fosse introdotta anche in Italia).

 

In particolare, in Canada, il Governo dell’Ontario, lo Stato nel quale si trova la città di Toronto, ha approvato una legge che vieta agli attivisti prolife finanche di manifestare in un’area che sia distante meno di 50 metri dalle strutture in cui si pratica l’aborto. La norma, approvata il 26 ottobre 2017, non è però finora ancora entrata in vigore.

Arrestata diverse volte negli anni per avere provato a difendere il diritto a nascere di alcuni bambini, la Wagner ha complessivamente trascorso quasi cinque anni in prigione.

Anche l’altra attivista prolife, fermata dalla polizia di Toronto, Linda Gibbons, ha già trascorso finora 11 anni di carcere per avere difeso i nascituri.

La conversione al cattolicesimo di Mary Wagner è iniziata in occasione della GMG di Denver (10-15 agosto 1993) quando, dopo aver ascoltato le parole di San Giovanni Paolo II, decise di divenire una sostenitrice della causa prolife. Durante la GMG di Cracovia (26-31 luglio 2016) ha testimoniato che la sua attività non si limita a tentare di evitare l’aborto ma anche a seguire, consolare e curare le tante donne che soffrono dei traumi del post-aborto.

Un altro fronte sul quale Mary Wagner è da anni impegnata è quello dell’eutanasia. Un principio rivendicato dalla Chiesa canadese e negato dalla legge approvata dal Parlamento canadese è il diritto all’obiezione di coscienza per i medici e gli operatori sanitari che non accettano l’eutanasia o il suicidio assistito (come è accaduto per le DAT in Italia).

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