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Beatrice-FaziBeatrice Fazi è un’affermata attrice, tra i protagonisti della celebre serie “Un medico in famiglia”. Pubblichiamo una intervista a questa protagonista dello spettacolo italiano, che ha scritto il suo primo libro, interamente dedicato alla fede, dal titolo “Un cuore nuovo”.

Nella sua vita ha vissuto anche molte difficoltà che l’hanno portata a vivere l’esperienza della conversione. Può raccontarci la sua storia?

Sono nata a Salerno, e il mio primo grande trauma è stato la separazione dei miei genitori. Mi sentivo di essere nata per errore, crollato il loro amore sono crollate le ragioni della mia stessa esistenza. Fin da piccola ho coltivato la passione per la recitazione e sono andata via da casa per vivere a Roma e cercare fortuna. Ho vissuto cercando esperienze e sensazioni di libertà, o quello che credevo significasse. In realtà ho sperimentato solo la libertà di farmi male. Mi ero allontanata dalla Chiesa perché la vedevo un’istituzione vuota che voleva solo obbligarmi a far cose nelle quali non credevo. Ho avuto esperienze con spinelli, alcool, sballo, cercavo una vita eccezionale e seguivo l’idolo dei soldi e del successo. A 20 anni sono rimasta incinta di un uomo molto più grande di me che se n’è andato e io una volta rimasta sola ho deciso di abortire. Ho sofferto molto per questa scelta, ma ho continuato la mia vita ottenendo anche successi in ambito lavorativo e amoroso, cacciando indietro il senso di colpa che era in me e cercando di convincermi di aver fatto la cosa giusta. Ho continuato così la mia vita fino al 2000 quando due fatti hanno dato a Dio la possibilità di entrare nella mia vita: prima un ingresso casuale in una Chiesa dove era esposto il Santissimo, e la luminosità di quella particola mi fece sentire ristorata nel corpo e nell’anima, amata, attesa. Io però non mi sentivo degna di quell’amore, perché sapevo cosa avevo fatto fino a quel momento. Il secondo episodio fu quando incontrati lo sguardo di un Papa Boy a Roma per il Giubileo e in quello sguardo vidi tutto quello che cercavo nella mia vita e che non avevo: gioia, felicità, pienezza. Capii allora che dovevo cercarla quella felicità, così poco tempo dopo, incinta della mia prima figlia e mentre convivevo con il mio attuale marito, incontrai una mia vecchia amica che mi portò ad ascoltare una catechesi sui dieci comandamenti nella parrocchia di Santa Maria Goretti. Quel giorno ebbi la vera conversione ascoltando il sacerdote. Mi fu detto che avevo peccato tanto ma ero lì per essere perdonata e se ero lì Dio aveva un progetto di salvezza per me. A poco a poco mi innamorai di Cristo, il Vangelo parlava al mio cuore e mi indicava la strada per tornare in comunione con il Signore. Quasi decisi anche di lasciare il mio compagno perché ateo, ma un’altra catechesi mi fece ricredere. Alla fine fu lui a convertirsi e lo seguì anche il resto della mia famiglia. È riuscito anche a ottenere la nullità del precedente matrimonio e finalmente ci siamo sposati. Oggi abbiamo 4 figli e siamo entrambi catechisti.

Spesso quando si vivono momenti così difficili non si riesce a parlarne pubblicamente. Lei lo ha fatto, raccontando tutto anche in un libro. Crede che far conoscere la sua storia possa essere d’aiuto per chi non sa come affrontare o come uscire da situazioni apparentemente disperate?

Io fino a che il libro non è uscito avevo molti dubbi, credevo non gliene dovesse importare a nessuno della mia vita e non volevo diventare l’ennesima attricetta che cerca un escamotage per farsi pubblicità. Da tempo però venivo invitata in varie diocesi a testimoniare la mia conversione e poiché molte ragazze purtroppo vivono l’adolescenza con superficialità, rimanendo a volte incinte ed essendo convinte o addirittura costrette ad abortire, ho pensato di far conoscere la mia storia. Tutti ci troviamo purtroppo a compiere peccati, perciò è importante trasmettere il messaggio che Dio è misericordioso e qualunque peccato si possa commettere, se si chiede il perdono il Signore è sempre pronto ad aiutare. Questa è una cosa da raccontare a tutti per dare speranza.

In un mondo come quello dello spettacolo è facile portare avanti coerentemente un discorso di fede?

Come in qualunque altro ambiente non conta tanto quello che dici, ma se sei veramente cristiano. Se non sei un vero cristiano vieni sbugiardato e così nascono gli scandali. Per me non è difficile. È anche importante che chi si professa cristiano capisca che non bisogna essere molesti, inopportuni, inutilmente moralisti. Predicare bene e razzolare male porta allo scandalo, invece chi è cristiano davvero lo è sempre, a casa, a lavoro, in famiglia, con gli amici. Cristo è sempre al tuo fianco.

Ormai da tempo collabora con l’associazione Hope, che, su mandato del Pontificio Consiglio per la Famiglia, l’ha invitata anche a partecipare all’udienza speciale dei fidanzati con Papa Francesco in piazza San Pietro. Può raccontarci la sua collaborazione con la Hope e cosa si prova a vivere da protagonisti un evento così importante, al cospetto del Pontefice?

Io sono una sfegatata ammiratrice della Hope, che sposa in maniera egregia spettacolo ed evangelizzazione. È bellissimo partecipare a spettacoli così ben costruiti, che coniugano la bellezza dell’arte con la fede, dà un senso maggiore al nostro essere artisti. Si sperimenta inoltre la comunione sul luogo di lavoro, cosa affatto scontata, soprattutto con gli artisti, il cui ego e sempre preponderante. Invece qui il direttore dei lavori riesce a dare ad ognuno la giusta importanza. Poi per me la grazia di incontrare Papa Francesco è stata straordinaria. È stato un regalo, in quel momento è come Dio stesso si accorgesse che tu esisti. Un’emozione fantastica. Sono onorata di far parte della squadra Hope, che propone sempre momenti di altissimo livello anche con artisti internazionali, e spero di farne parte ancora altre volte in futuro.

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