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Con  un “rescritto”, Papa Francesco ha modificato il Catechismo della Chiesa Cattolica,  giudicando in ogni modo sempre inammissibile la pena di morte che precedentemente, lo stesso Catechismo, ammetteva con  strettissime limitazioni.  Il motivo della decisione papale si riassume nel rispetto assoluto della vita e della dignità dell’uomo. Sul tema, abbiamo intervistato il dottor Antonio Diella, magistrato, presidente aggiunto della Sezione Gip del Tribunale di Bari, diacono, Presidente nazionale dell’Unitalsi.

Dottor Diella. come tecnico del diritto e credente, che cosa pensa della decisione del Papa?

“Mi trovo perfettamente d’accordo. Il valore intangibile ed inviolabile della vita umana va ben oltre la decisione di noi uomini e questo vale per tutti, anche per quelli che sono stati condannati, persino per i reati più gravi ed efferati”.

Cioè?

” La tutela della vita, e vado ben oltre la mia posizione di credente, è un valore costituzionale,  protetto dalla nostra Carta. Indubbiamente il Papa parla per tutti, non solo per l’ Italia. E allora, fatta questa premessa, se la massima legge dello stato laico, difende la vita e ne riconosce la sua intangibilità, mi pare evidente che il Catechismo della Chiesa ribadisca questo principio”.

Si parla della protezione della dignità della persona…

” Certo. La vita e la stessa esistenza sono un mistero, come lo è la persona con pregi e difetti ed errori. Ma nessuno, dico nessuno, è autorizzato a negare la dignità di altro essere vivente o a sopprimerlo. Nessuno è padrone della vita altrui, tanto meno i giudici”.

Da qualche parte si dice che anche l’ ergastolo è  simile alla pena di morte…

“Il detenuto ha diritto a ricostruire la sua vita ed esistenza ed avviare, per quanto possibile, un cammino nella società certamente con le dovute cautele e limitazioni a tutela della sicurezza altrui. In quanto all’ergastolo bisogna riconoscere, almeno nella legislazione italiana, che di fatto il vero e rigoroso fine vita mai è una affermazione più di teoria  che di sostanza. Infatti l’ ordinamento prevede che se il condannato fa progressi  ed ha buona condotta, sono possibili riduzioni o mitigazioni nella esecuzione della pena. Io penso che la vita è sempre degna di difesa e va rispettata in ogni ambito. Questo vale per quella del nascituro che ha diritto a venire al mondo, dell’ anziano, del malato, dei migranti con i quali non dobbiamo  essere buoni a priori  quando sbagliano, ma giusti, come per tutti. A me interessa il principio cardine: la difesa della dignità dell’ uomo e allora sono d’accordo col Papa”.

Lei è Presidente Nazionale Unitalsi, che programmi ci sono all’orizzonte?

” Un pellegrinaggio dedicato ai cercatori di felicità, a chi è partito per Lourdes alla ricerca di una speranza e la ha trovata”.

Bruno Volpe

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