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La Fede Quotidiana ospita il breve commento del giovane teologo Matteo Orlando* alle liturgie (Liturgia delle Ore e Liturgia della Parola) di oggi.

 

La Liturgia di oggi, 10 Marzo 2018, Sabato della III settimana di Quaresima, ci fa riflettere su chi ha la presunzione d’essere giusto e disprezza gli altri.

Racconta Nostro Signore Gesù Cristo (Lc 18,9-14): «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

La giustificazione e la salvezza non sono opera nostra ma dono della misericordia infinita di Dio. La misericordia di Dio richiama continuamente a nuova conversione tutta la Chiesa, per purificarla e rinnovarla. Il sangue di Cristo versato per molti ci fa vivere l’esperienza di essere amati dall’infinito amore del Padre, ricordando che il vero culto a Dio è nel coinvolgimento del cuore. Non comprenderemo mai abbastanza che il nostro amore è in stretta relazione con la nostra umiltà. L’umiltà non ha niente a che vedere con un qualsiasi complesso di colpa o con un qualsiasi senso di inferiorità. È una disposizione d’amore; essa suppone che sappiamo già per esperienza che il nostro stato di peccatori attira l’amore misericordioso del Padre, poiché “chi si umilia sarà esaltato”. Durante questa Quaresima, supplichiamo Gesù di cambiare radicalmente il nostro spirito e il nostro cuore, e di darci l’umiltà del pubblicano che invece ha scoperto l’atteggiamento e la preghiera “giusti” di fronte a Dio.

Nella seconda lettura dell’Ufficio delle Letture di oggi il santo vescovo Gregorio Nazianzeno, nel suo discorso 14 sull’amore ai poveri, ci ricorda che «la misericordia non ha l’ultimo posto nelle beatitudini. […]. Conquistiamoci la benedizione, facciamo in modo di essere chiamati comprensivi, cerchiamo di essere benevoli. […] Nessun intervallo si interponga fra il tuo proposito e l’opera di beneficenza. La beneficenza, infatti, non consente indugi. Spezza il tuo pane all’affamato e introduci i poveri e i senza tetto in casa tua (cfr. Is 58, 7) e questo fallo con animo lieto e premuroso. […] Quando fai opere di misericordia, compile con gioia (cfr. Rm 12, 8) e la grazia del beneficio che rechi ti sarà allora duplicata dalla sollecitudine e tempestività. Infatti ciò che si dona con animo triste e per costrizione non riesce gradito e non ha nulla di simpatico. Quando pratichiamo le opere di misericordia, dobbiamo essere lieti e non piangere. […] Finché ci è dato di farlo, visitiamo Cristo, curiamo Cristo, alimentiamo Cristo, vestiamo Cristo, ospitiamo Cristo, onoriamo Cristo non solo con la nostra tavola, come alcuni hanno fatto, né solo con gli unguenti, come Maria Maddalena, né soltanto con il sepolcro, come Giuseppe d’Arimatea, né con le cose che servono alla sepoltura, come Nicodemo, che amava Cristo solo per metà, e neppure infine con l’oro, l’incenso e la mirra, come fecero, già prima di questi nominati, i Magi. Ma, poiché il Signore di tutti vuole la misericordia e non il sacrificio, e poiché la misericordia vale più di migliaia di grassi agnelli, offriamogli appunto questa nei poveri e in coloro che oggi sono avviliti fino a terra. Così quando ce ne andremo di qui, verremo accolti negli eterni tabernacoli, nella comunione con Cristo Signore».

Come hanno fatto i beati (Fratel Marie Jean Joseph Lataste, Mateo Elías Nieves Del Castillo, Giovanni Delle Celle) e i santi (Macario di Gerusalemme, Vittore, Drottoveo, Giovanni Ogilvie, Emiliano di Lagny, Attala, Maria Eugenia di Gesù, Simplicio Papa, Caio ed Alessandro martiri ad Apamea, Blancardo) che ricordiamo in questo 10 Marzo 2018.

*Matteo Orlando, laurea in Giurisprudenza e Licenza in Teologia Spirituale, è giornalista pubblicista e autore dei volumi Faithbook: La fede cattolica nel tempo dei conigli e Sotto attacco: La scure di revisionisti e censori sui beati e i santi.

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