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Ennesimo caso di politicizzazione dell’Università di Verona.

Circa 130 tra docenti e ricercatori dell’ateneo scaligero (solo un terzo del totale dei docenti) hanno preso posizione contro il prossimo Congresso Mondiale delle famiglie che si terrà a Verona dal 29 al 31 marzo prossimi (presso la Gran Guardia), attraverso un documento firmato proposto dal Consiglio di Dipartimento di Scienze Umane.

Nel documento si contesta l’appuntamento definendolo “Espressione di un gruppo organizzato di soggetti che propongono convinzioni etiche e religiose come fossero dati scientifici”.

Il documento che boccia le intenzioni del Congresso è firmato, tra gli altri, dallo storico Gian Paolo Romagnani, dal chirurgo Giovanni De Manzoni, da Riccardo Panattoni, ordinario di Filosofia morale e direttore del dipartimento.

Nel documento si legge che i firmatari sono “persone diverse per età, genere, origine, convinzioni politiche, fede religiosa, unite dal lavorare nella stessa istituzione, l’università pubblica, una delle espressioni più autorevoli del sapere scientifico”. Però, in contrapposizione al principio fondamentale che si dovrebbe vivere nel mondo accademico, vale a dire la libertà d’espressione e il divieto di critica preventiva ai fatti che ancora devono accadere, i “sapientoni” criticano il convegno perché “vuole intervenite su argomenti come l’aborto, il divorzio e l’omossessualità non in quanto idee e convinzioni personali, ma poichè tali convinzioni”, spiega il documento, “vengono affermate come fondate scientificamente, quando in realtà la ricerca internazionale non è mai giunta a questi esiti e li ha invece smentiti in diverse circostanze”.

Nel documento gli “scienziati” criticano tra l’altro la posizione antiscientifica sul creazionismo. E poi c’è tutto il capitolo sulle libertà individuali che viene criticato, in particolare la “convinzione” che il lavoro fuori casa della donna sia una delle cause del declino demografico.

I professoroni firmatari del documento bocciano anche le affermazioni sull’aborto (considerato dalle associazioni che promuovono il Congresso un omicidio, come insegna la Chiesa Cattolica) quando, invece, dicono i docenti veronesi “è pratica prevista e regolata dalla legge, ed è alla base della tutela della donna”.

Bocciata anche la posizione delle associazioni promotrici del Congresso sui temi del riconoscimento di diritti civili a configurazioni familiari non convenzionali e alle persone che manifestano diversi orientamenti sessuali e identità di genere.

I professori firmatari parlano anche di “preoccupazione” per l’arrivo a Verona di esponenti politici stranieri che promuovono politiche censorie sui temi della ricerca. I firmatari, infatti, esprimono preoccupazione per la partecipazione al Congresso di Verona di esponenti politici provenienti da Russia, Ungheria e altri paesi dell’Est Europa che promuovono “politiche censorie rispetto al dibattito pubblico su questi temi e restrittive della libertà di ricerca e insegnamento universitari”.

Un giovane sociologo, il dottor Giuliano Guzzo, ha commentato su Facebook: “Docenti e ricercatori dell’università di Verona, con la solita raccolta firme che sa tanto di conta tra illuminati, si sono schierati contro il Congresso mondiale delle famiglie. Così, senza neppure ascoltare quanto verrà detto: a prescindere. Sono sempre più convinto che, se c’è una possibilità di ragionare con la propria testa, essa oggi sussista non grazie ma nonostante la laurea”.

Non è la prima volta che docenti di sinistra e radical chic dell’Università di Verona si rendono protagonisti di azioni censorie e vendette culturali e politiche su chi non la pensa allo stesso modo.

Uno studente di storia contemporanea, nonché avvocato e consigliere comunale, Andrea Bacciga, era stato attaccato sui social dal suo stesso docente. Il tutto era iniziato il 17 settembre scorso quando il professore di filosofia politica, Lorenzo Bernini, ha condiviso un post del sito di informazione locale Verona Sera su un convegno sui diritti degli immigrati omossessuali. A questa condivisione è seguito il commento di un altro docente dell’ateneo scaligero, Gian Paolo Romagnani, che, in pieno sdegno con la partecipazione di attivisti dell’estrema destra veronese, conferma la presenza anche di Bacciga al convegno descrivendolo come uno “non di Forza Nuova ma forse un po’ peggio”. In quell’occasione ha aggiunto con tono intimidatorio il docente di storia “io aspetto al varco a fare l’esame con me”.

In quell’occasione immediata era stata la reazione di altri esponenti della politica di centro-destra veronese.

I consiglieri leghisti Vito Comencini e Alberto Zelger aveva difeso lo studente pronunciandosi a difesa del diritto di esprimere liberamente la propria fede politica.

Il sindaco di Verona, Federico Sboarina, aveva affermato: “Non è accettabile che un docente universitario discrimini uno studente sulla base delle simpatie politiche”.

Romagnani, d’altro canto, ha minimizzato il tutto soffermandosi sul fatto che la sua non era una presa di posizione intimidatoria ma, più che altro, un tentativo di motivare il giovane a fare di meglio. Anzi, il docente si è concesso la libertà di “tranquillizzare” il pubblico spettatore promettendo un 30 e lode nel caso Bacciga avesse svolto un esame coi fiocchi. Malgrado tutto, nei giorni seguenti l’accaduto, Bacciga ha deciso di abbandonare l’ateneo denunciandone la mancata tutela del diritto allo studio.

3 pensiero su “Verona, 130 professori universitari di sinistra e radical chic contro il Congresso Mondiale della Famiglia”
  1. Dio vi punirà per la vostra demoniaca malafede. Il vistro pensiero unico è aberraye quanto il vostro pagano culto dello sperma di Pillon. Pregherò per voi e per la vostra anima fascista votata al satanismp.

  2. I termini fra virgolette, “scienziati”, “convinzione”, “preoccupazione”, sono da intendersi come derisori?

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