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La teologa Giuliva Di Berardino* commenta (in versione testuale e audio) il Vangelo del giorno

Versione audio

https://www.youtube.com/channel/UCE_5qoPuQY7HPFA-gS9ad1g/videos

 

Versione testuale

IL VANGELO DEL GIORNO: mercoledì 18 settembre 2019 

Nel vangelo di oggi Gesù ci presenta delle espressioni sotto forma di parabola per indicarci come la novità del Vangelo, che sempre è gioia, crescendo nel mezzo di questa umanità dispersa tra la ricerca di sé e dei propri bisogni infantili, destabilizza e confonde coloro che si credono sapienti. Questa è una verità che si verifica sempre lì dove viene accesa una piccola luce nel buio: la luce, anche piccola, fa emergere ciò che prima non era visibile, per cui emerge anche l’incoerenza e la superficialità di tante cose a cui attacchiamo il cuore. Così ha proprio ragione Gesù, che, alla fine di questa sua provocazione, afferma apertamente: “alla sapienza è stata resa giustizia da tutti i suoi figli”. Sì, perchè la sapienza non è la conquista dei grandi di questo mondo, ma è il dono dei figli, dei piccoli. Appartiene a coloro che non sono capaci di nascondersi, di giustificarsi e di fingere provocando chiusura e incomprensione negli altri. Il vero sapiente, un figlio della sapienza di cui parla Gesù oggi, non ha paura di essere se stesso, non si preoccupa di giustificare il suo atteggiamento che sicuramente è in opposizione con quello della massa, con la pretesa di essere notato e amato. Il figlio della sapienza agisce nel nascondimento davanti ai grandi di questo mondo, eppure ha la forza di smascherare l’incoerenza e provocare turbamento, indecisione e perfino confusione in cui non ci si ritrova, soprattutto in chi non vive nella verità, in chi si atteggia ad essere sapiente, come dice il papa “si pavoneggia”, ma in realtà vive la stoltezza di chi non si vuole bene e si chiude alla condivisione della gioia, della danza e della festa. La stoltezza, quindi, secondo il Vangelo, non sta nel non capire le cose, infatti “capire” nel senso etimologico del termine, significa prendere per sé. Al contrario! nella Bibbia lo stolto è colui che non sa gioire, che non si mette in condizione di condividere! perchè la sapienza, questa è la grande scoperta che oggi il Vangelo ci offre, la sapienza ha sempre a che vedere con la gioia e con la felicità. La sapienza ci apre la mente, la bocca, le mani, e..la casa! Ecco perché essere sapienti significa anche essere profeti del Regno dei cieli, perché chi accoglie la sapienza come hanno fatto i profeti, come ha fatto Giovanni il Precursore, di cui Gesù parla in questo testo, non può che contraddire la mentalità dei benpensanti. E se il profeta Giovanni più severo, più ascetico, di lui, ha scolvolto l’ordine mondano delle cose, ha stravolto la modalità possessiva ed egoista di ricercare la sapienza, anche Gesù, che comunque cambia stile, perché vive una radicalità meno materiale, si rende più accogliente, mangia e beve come tutti, entra nei villaggi e nelle case della gente, accoglie i bambini, i poveri, gli esattori delle tasse, le prostitute. Eppure anche Gesù sconcerta e stravolge un certo modo di pensare, perché dicevano che era mangione e beone. La sapienza quindi per Gesù è radicalità, comunque si viva, decisione del cuore che genera sempre un atteggiamento di uscita da sè per entrare nella gioia della condivisione, passare dall’io al noi: questa è la felicità! E allora è soprattutto la mancanza di serietà e di coerenza che ci rende stolti e incapaci di gioire con gli altri e di far festa con loro e per loro. Cerchiamo oggi di presentarci davanti a Dio con umiltà, per tutte quelle volte in cui abbiamo ostacolato l’opera della sapienza in noi a causa delle nostre incoerenze e delle nostre chiusure. Chiediamo perdono a Dio! Presentiamoci con umiltà e semplicità davanti a Dio, perché oggi sia il giorno in cui riceviamo a mani piene il dono della sapienza che ricolmi i nostri cuori e la nostra giornata della gioia del Regno di Dio. E che questo dono di sapienza ci faccia emergere dalla massa, ci faccia uscire da noi stessi secondo Dio, e non secondo i nostri criteri. 

Lc 7, 31-35 

In quel tempo, il Signore disse: “A chi dunque paragonerò gli uomini di questa generazione, a chi sono simili? Sono simili a quei bambini che stando in piazza gridano gli uni agli altri: vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato: vi abbiamo cantato un lamento e non avete pianto! È venuto infatti Giovanni il Battista che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: Ha un demonio. È venuto il Figlio dell’uomo che mangia e beve, e voi dite: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori. Ma alla sapienza è stata resa giustizia da tutti i suoi figli”.

 

Giuliva Di Berardino è insegnante di Religione Cattolica nella scuola pubblica. Laureata in Lettere Classiche a Roma, ha poi conseguito il Baccellierato in teologia presso la Pontificia Università Antonianum di Roma e la Licenza in teologia liturgica presso l’Istituto di Liturgia Pastorale di Padova. Attualmente è dottoranda nello stesso Istituto. Consacrata nell’Ordo Virginum della diocesi di Verona, mette a servizio della Chiesa la sua esperienza nella danza biblica e nella preghiera giudaico-cristiana guidando laboratori di danza e preghiera, dedicandosi all’evangelizzazione di strada e all’accompagnamento dei giovani. In seguito ai diversi interventi sulla teologia del corpo e della danza e ai numerosi laboratori svolti in Italia e in Europa, di recente ha pubblicato il libro “Danzare la Misericordia”, ed. dell’Immacolata, in cui descrive una vera e propria spiritualità della danza di lode, a partire dalla Bibbia. E’ anche pedagogista del movimento e guida di esercizi spirituali per giovani, religiosi e laici.

La teologa Di Berardino gestito la pagina YouTube: https://www.youtube.com/channel/UCE_5qoPuQY7HPFA-gS9ad1g

Per contattarla scrivere a: giuliva.diberardino@gmail.com

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