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di Angelica La Rosa

Oggi la Chiesa Cattolica festeggia la memoria liturgica di San Carlo Lwanga e 12 compagni, martiri ugandesi, tra i quattordici e i trent’anni di età, che vennero uccisi in maniera atroce nel 1886 a Namugongo in Uganda. Furono martirizzati non tanto perché cristiani ma perché il rifiutarono, in quanto cristiani, di accondiscendere ai desideri omosessuali del Re di Buganda, Mwanga II.

Carlo Lwanga era il Capo delle guardie del corpo reali del giovane re di Buganda che, pur avendo frequentato la scuola dei Padri Bianchi, non era riuscito ad imparare né a leggere né a scrivere, perché “testardo, indocile e incapace di concentrazione”. Certi suoi atteggiamenti fanno dubitare che sia stato nel pieno possesso delle sue facoltà mentali. Da mercanti bianchi venuti dal nord, aveva imparato quanto di peggio questi abitualmente facevano: fumare hascisc, bere alcool in gran quantità e abbandonarsi a pratiche omosessuali. Per queste ultime, il Re Mwanga II si era costruito un fornitissimo harem costituito da paggi, servi e figli dei nobili della sua corte.

Sostenuto all’inizio del suo regno dai cristiani (cattolici e anglicani) che fanno insieme a lui fronte comune contro la tirannia del Re musulmano Kalema, ben presto Re Mwanga II vede nel cristianesimo il maggior pericolo per le tradizioni tribali ed il maggior ostacolo per le sue dissolutezze. A sobillarlo contro i cristiani sono soprattutto gli stregoni e i feticisti, che vedono compromesso il loro ruolo ed il loro potere.

Il primo a rimetterci la testa, nel 1885, fu Joseph Mkasa Balikuddembé, Prefetto della sala del re. Quando quest’ultimo cercò di allungare le mani sui paggetti di corte, lui si oppose e fu subito decapitato. Aveva venticinque anni. L’anno seguente toccò a Charles Lwanga, Capo delle guardie del corpo reali. Il re Mwanga II aveva un concetto molto particolare dei compiti delle sue guardie “del corpo”, e forse accontentarlo era cosa normale per i suoi sudditi, dal momento che in un sistema tribale di quei tempi e quei luoghi tutto, anche le vite e i corpi, erano a totale disposizione del re. Ma con i Cristiani la musica cambiava. Fu per questo che Charles Lwanga e altri dodici giovani finirono arsi a fuoco lento sulla collina di Namugongo. Parecchi altri li seguirono, alcuni dei quali erano stati battezzati da missionari anglicani (il celebre esploratore inglese Stanley aveva scoperto il popolo dei Buganda dieci anni prima e si era proposto di farli evangelizzare). Vennero trascinati in catene e torturati per la via, allo scopo di dare un «esempio» a tutti gli altri. Qualcuno morì per strada sotto i colpi delle zagaglie, gli altri finirono al rogo.

Un pensiero su “UCCISI PERCHE’ SI RIFIUTARONO DI PRATICARE L’OMOSESSUALITA’”
  1. PER ME, QUESTI SANTI UCCISI PER NON ACCONTENTARE IL RE OMOSESSUALE NELLE SUE DESIDERII, SONO I SANTI PIU PREZZIOSI DA PREGARE PER LA LORO INTERCESSIONE PER TUTTI QUELLI UOMINI E DONNE CHE DURANTE IL MESE DI GUGNIO GIOISCONO A FAR FESTA A FAVORE DELL GRANDE PECCATO CONTRO DIO E CONTRO LA STESSA UMANITA.

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