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Amoris Laetitia ha necessità di un chiarimento. Ne è convinto il professor Stephan Kampowski, professore ordinario di antropologia filosofica al Pontificio Istituto Giovanni Paolo II, autore  assieme ai docenti Josè Granados,  e Juan Josè Perez – Soba dell’ interessante volume dal titolo: “Amoris Laetitia. Accompagnare, discernere, integrare. Vademecum per una nuova pastorale famigliare” edito per Cantagalli.

 Amoris laetitia, esiste la necessità di un chiarimento?

“Che l’Amoris laetitia abbia necessità di un chiarimento è un oggettivamente osservabile. Diverse diocesi e conferenze episcopali ne hanno dato interpretazioni differenti e contraddittorie rispetto alle implicazioni pratiche. Ad esempio, a Filadelfia i divorziati risposati civilmente, che continuano a vivere come fossero marito e moglie, non possono ricevere l’Eucaristia. I vescovi di Buenos Aires suggeriscono che sarebbe il sacerdote a discernere eventuali casi di eccezione. In Germania, invece, il segretariato della Conferenza Episcopale propone che non sarebbe il sacerdote, ma piuttosto la coscienza individuale del credente a fare tale discernimento. Il sacerdote dovrebbe poi semplicemente rispettare il risultato del discernimento fatto dai fedeli. Sono tutte queste interpretazioni tra loro discordanti”.

Che cosa bisogna chiarire?

“Penso che tra le cose principali da chiarire in Amoris laetitia è  il concetto del discernimento. Che cosa vuol dire? Forse discernere lo stato di grazia? Ma questo è molto difficile, se non impossibile. Il Concilio di Trento afferma che nessuno può avere la certezza di fede di essere nello stato di grazia (DH 1534). Se è difficile per la persona dirlo per se stessa, come potrà allora un sacerdote discernere lo stato di grazia di un altro? Mi sembra un compito non solo grande ma impossibile”.

Cioè? 

“In altre parole, per la domanda di ammissione o meno alla comunione, il criterio dello stato di grazia è inadeguato. Certo, San Paolo dice che chi vuole accostarsi alla mensa del Signore deve esaminare se stesso. Se è consapevole di un peccato grave, deve astenersi. Ma questo non vuol dire che chiunque abbia la speranza di essere nella grazia del Signore, potrà per questo ricevere il sacramento. Non è condizione sufficiente. E’ presupposto che uno soddisfa anche delle condizioni oggettive, che si danno dalla logica stessa delle cose, come, ad esempio, essere battezzati. Se sono catecumeno non posso ricevere la comunione prima del battesimo anche se sono moralmente convinto di essere già in grazia di Dio”.

Precisiamo… 

“La domanda delle condizioni di ammissione è diversa dalla domanda dello stato di grazia. Immaginiamo un sacerdote in Buenos Aires che, dopo un cammino di discernimento,  arriva alla conclusione che i fedeli da lui accompagnati non possono ricevere la comunione. Se lo stato di grazia fosse il criterio decisivo, allora l’essenza delle parole del sacerdote rivolte ai fedeli circa la loro non ammissione all’Eucaristia sarebbe questa: “Io sono giunto alla certezza morale che voi siete in uno stato di peccato mortale e se oggi morite andrete subito in inferno”. Ma l’emissione di un tale giudizio sulle anime dei fedeli è una novità assoluta. La Chiesa non si era mai arrogata un giudizio sullo stato di grazia delle persone, che, come dice San Giovanni Paolo II, spetta solo alla coscienza dell’interessato (cfr. Ecclesia de Eucaristia, n. 37). Fin ora, giustamente, la domanda di ammissione ai sacramenti girava sempre e esclusivamente intorno a criteri oggettivi – uno è battezzato o meno, uno vive in uno stato pubblico in consonanza o meno con il mistero dell’Eucaristia? Un giudizio sullo stato di grazia di un altro – in positivo o negativo – è sempre un giudizio frettoloso”.

In Amoris Laetitia si parla del discernimento…

“Che cosa allora è oggetto del discernimento auspicato dall’Amoris laetitia? Nel nostro libro (José Granados – Stephan Kampowski – Juan José Pérez-Soba, Amoris laetitia. Accompagnare, discernere, integrare. Vademecum per una nuova pastorale familiare, Cantagalli, Siena 2016) proponiamo che secondo Francesco il discernimento non riguarda il fine, che è dato dalla natura stessa del sacramento:  vivere in modo coerente con il mistero dell’Eucaristia. Il discernimento invece, è circa la via migliore e concreta per raggiungere questa meta. Per quello occorre discerne il desiderio dei fedeli, discernere anche se un vincolo matrimoniale esista o meno, e discernere  passi concreti, come la possibile riconciliazione dei coniugi, la possibilità di abbandonare l’unione extra-matrimoniale, oppure, poi, se tutto quello fosse impossibile, i modi concreti per raggiungere una vita in continenza completa.”

Che cosa vi ha spinti a scrivere il libro su Amoris laetitia?

“Il nostro libro (José Granados – Stephan Kampowski – Juan José Pérez-Soba, Amoris laetitia. Accompagnare, discernere integrare. Vademecum per una nuova pastorale familiare,Cantagalli, Siena 2016), vuole rispondere alle esigenze delle persone attive nella pastorale familiare. Abbiamo visto che Amoris laeitia ha suscitato interpretazioni diverse, a volte inconciliabili tra loro. Ma chi tocca la vita concreta delle persone non può semplicemente offrire  ipotesi. Non si può fondare la vita su un “forse”. Applicando al documento l’unica ermeneutica a nostro avviso adeguata ad un documento magisteriale della Chiesa, cioè l’ermeneutica della continuità, ne abbiamo dato un’interpretazione coerente con il magistero precedente, con i sinodi sulla famiglia, con i testi citati dal documento stesso. Ci siamo chiesti anche  come leggere il documento in modo che i singoli capitoli siano coerenti tra di loro – che è il modo più ovvio per interpretare qualsiasi testo. Ad esempio, se nel capitolo 6 Papa Francesco si augura che la pastorale matrimoniale sia “una pastorale del vincolo” (AL 211), secondo noi, questa affermazione ci dice anche qualcosa su come leggere il capitolo 8, rendendo improbabili le sue interpretazioni, atte ad indebolire il vincolo matrimoniale. Siamo convinti di essere giunti ad una lettura abbastanza sicura per dare criteri per l’azione pastorale.”

Bruno Volpe

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