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Un testo ambiguo che in diversi punti consente ampia discrezionalità interpretativa, considera alimentazione e idratazione artificiale come trattamenti sanitari, “apre” all’abbandono terapeutico, non riconosce il diritto del medico all’obiezione di coscienza.

Alberto Gambino, presidente di Scienza & Vita, in un’intervista al Sir fa chiarezza sul disegno di legge sulle Dat approvato il 20 aprile a Montecitorio e auspica emendamenti migliorativi nel passaggio al Senato. Il divieto di accanimento terapeutico, spiega, “è già contenuto nel Codice di deontologia medica”. La novità consiste nell’introduzione del ‘dovere del medico di ‘astenersi da ogni ostinazione irragionevole nella somministrazione delle cure’ in caso di paziente con “prognosi infausta a breve termine’ o di ‘imminenza di morte’. Il concetto di “ostinazione irragionevole” non possiede però” l’oggettività necessaria ad un testo di legge e potrà essere suscettibile di una molteplicità di interpretazioni soggettive, sia da parte del medico sia da parte della giurisprudenza”. Un’ampia “discrezionalità interpretativa che di fronte al dubbio potrebbe spingere il medico a ‘fermarsi’” aprendo così all’abbandono terapeutico.

Ulteriore elemento di criticità è il considerare alimentazione e idratazione artificiale “non come sostegno vitale ma come terapia”. La loro interruzione, combinata alla sedazione profonda, “conduce inesorabilmente al decesso del paziente configurando a tutti gli effetti una sorta di eutanasia passiva. Di qui il passo verso l’eutanasia attiva potrebbe essere breve”. E ancora: per Gambino, nella legge è assente il riconoscimento del diritto di obiezione di coscienza, mentre la mancata esenzione degli ospedali cattolici accreditati presso il Ssn dall’obbligo di applicare norme non conformi con i principi ispiratori sui quali fondano la propria attività, solleva un grave problema di conformità al Concordato. (SIR)

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