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Il maxi manifesto dell’Associazione ProVita che ritrae un feto a 11 settimane di vita apparso sulla parete di un palazzo nel quartiere Aurelio di Roma, ha già suscitato le prime ipocrite proteste, sia di politici locali che di politici nazionali, favorevoli all’aborto, “il delitto che è stato reso diritto”, che dalla sua introduzione in Italia ha causato la soppressione di almeno un milione di giovani italiani.

Col manifesto ProVita intende rilanciare, a 40 anni dalla legge 194 sull’interruzione di gravidanza, in 7×11 metri (queste le dimensioni del cartellone) la filosofia antiabortista dell’associazione.

Queste le frasi riportate sul cartellone:

1. Tu eri così a 11 settimane; 2. Tutti i tuoi organi erano presenti; 3. Il tuo cuore batteva già dalla terza settimana dopo il concepimento; 4. Già ti succhiavi il pollice; 5. E ora sei qui perché tua mamma non ti ha abortito

Si tratta di dati scientifici ovvi, conoscenze di biologia sul bambino concepito da 11 settimane che qualsiasi studente può trovare nei libri ma che hanno scatenato una rabbiosa reazione che ha portato taluni a chiederne la rimozione.

Un’associazione denominata “Vita di Donna Onlus” ha scritto alla sindaca di Roma Virginia Raggi una lettera allarmata dove si parla di campagna ‘degradante ed offensiva nei confronti delle donne’ (per la cronaca le donne non sono neanche nominate nel manifesto) da parte di ProVita. Il tenore della lettera fa pensare che per gli autori del testo la legge 194 abbia come scopo ottenere il massimo numero di aborti possibile.

Il biologo Enzo Pennetta, in opposizione alla lettera di protesta contro il manifesto, ha scritto sul suo blog difendendo l’iniziativa.

Scrive Pennetta: “Dalle poche righe della lettera di protesta emerge l’aggressività di un mondo ‘politicamente corretto’ permeato di dogmatismi che non esitano a scagliarsi contro delle semplici enunciazioni di dati scientifici, un modo di pensare che è l’essenza della dittatura del politicamente corretto, una dittatura che ha nei suoi sostenitori persone convinte di essere per definizione dalla parte giusta e quindi aggressivamente ostili ad altri modi di pensare. La battaglia di Pro Vita è quindi oggi la battaglia di tutti i liberi pensatori, cambiando a piacere l’argomento le dinamiche restano le stesse: è libero pensiero contro dogmatismo oscurantista”.

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