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Continuano nel mondo le compravendite di bambini attraverso l’abominevole pratica dell’utero in affitto.
Questa volto è il turno di Paris Hilton.
La starlette ed ereditiera dell’impero alberghiero ha annunciato la nascita del suo primo figlio su Instagram, un maschietto nato da una madre surrogata.
“Non ci sono parole per esprimere quanto sei già amato”, ha detto l’ex star del reality 41enne.
La Hilton aveva tentato già nel 2021, con il marito, l’imprenditore Carter Raum, la fecondazione in vitro.
Le persone a lei vicine sono “traboccanti di amore per il nostro bambino”, ha detto. Lo sono sicuramente meno la madre biologica del bambino e lo sarà lo stesso bambino quando crescerà…

Ricordiamo con Enzo Vitale che “la maternità surrogata è uno dei principali crimini che si sta perpetrando contro la vita umana: si manipola la vita umana ai suoi albori andando a falsare il rapporto primordiale che c’è tra madre e figlio. Quel rapporto che dovrebbe essere carico di complice amore è, infatti, condizionato, falsato e negato da un contratto che può avere o no – a seconda della condizione e delle persone interessate – carattere lucrativo”.

La surrogazione di maternità “prevede sin dall’inizio che, nel momento in cui il bimbo è partorito, sia strappato alla madre definita surrogata (colei, cioè, che per nove mesi lo ha portato in grembo), per essere consegnato alla donna o all’uomo (singolo o coppia, non cambia), che ha ordinato un figlio ad un’agenzia tra le tante presenti nel mondo, che si occupano di realizzare il loro sogno: avere un figlio.
Chi sono coloro che si rivolgono a queste agenzie per la maternità surrogata? Certamente persone benestanti dato che i prezzi non sono ancora accessibili a tutti. Di certo, persone che vogliono, ad ogni costo, un figlio, arrivando a pagare qualcuno di estraneo che lo metta al mondo per loro. A volte tale pratica si realizza tra persone della stessa famiglia per problemi di salute: una madre che porta in grembo il proprio nipotino perché la figlia non può affrontare la gravidanza, ad esempio. Ma non sempre vi si ricorre perché si è impossibilitati a causa di una malattia o di una malformazione”.
Sempre più spesso i richiedenti sono coppie (omosessuali o eterosessuali, conviventi o sposate) che non vogliono “caricarsi dei fastidi” che si incontrano in una normale, naturale, gestazione.
In Italia la pratica è, al momento, grazie a quanto prevede la legge 40 del 2004, non ammissibile anche se la normativa è attaccata su più fronti.
Altri paesi europei, invece, stanno cercando di mettere un freno perché si stanno rendendo conto dei tantissimi e gravissimi danni causati dal ricorso a tale pratica sia per il bambino concepito che per la madre gestante.

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