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“I narcos mi vogliono morto” (edizioni Emi con introduzione di don Luigi Ciotti) è il titolo di un eccellente e per molti versi drammatico libro scritto dal sacerdote diocesano messicano don Josè Alejandro Solalinde Guerra. Il prete vive di fatto blindato,  perché braccato dai narcos che hanno  deciso di fargli pagare le sue denunce. E i narcos del Messico non scherzano. Il libro è stato recentemente presentato a Bari, nella facoltà di Giurisprudenza. Abbiamo intervistato il sacerdote messicano.

Don Alejandro, perchè i narcos la vogliono morto?

” Il crimine organizzato e autorizzato, ha preso ormai piede in Messico e  dilaga. Questo sistema, che è profondamente illegale, si è infiltrato nelle organizzazioni istituzionali e governative,  ormai al collasso e corrotte. Io con le mie denunce e i miei discorsi disturbo,  do fastitio. E allora ricevo pesanti minacce”.

Lei è un difensore strenuo dei diritti dell’ uomo e dei migranti che il Messico non sembra rispettare specialmente relativamente a coloro che da altre nazioni del Centro America entrano in territorio messicano…

” Il problema è che il narcotraffico utilizza, con alte complicità politico istituzionali, i migranti.  Esiste una vera tratta e sono anche torturati. I narcos e i loro complici ad elevati livelli usano im migranti per il trasporto della droga o per i sequestri”.

Lei denuncia l’ inumano trattamento riservato anche dalle autorità messicane e dalla polizia ai migranti che entrano in territorio messicano, conferma?

” Lo confermo.  I loro diritti umani sono annullati e vengono sottoposti a  vessazioni da parte dell’ Isituto Nacional de Migracion. Noi invochiamo dagli Stati Uniti un trattamentio degno per i migranti messicani, però ci comportiamo a  nostra volta in maniera orribile con fratelli sfortunati che  cercano di entrare da noi. Insomma, una doppia morale che non va bene”.

Tutto questo ha dei legami col narcotraffico.  Un ex presidente messicano,  Salinas De Gortari è molto chiacchierato…

“Lui, assieme all’ attuale Pena Nieto, ha creato gravissimi danni al nostro Paese. E’ uno degli uomini più ricchi e  ha svariati prestanomi sulle sue finanze, uno di questi  potrebbe essere proprio Carlos Slim. L’ ex presidente continua a tramare nella politica nazionale. La verità è che siamo un Paese  corrotto e lo dimostra l’ attuale partito al governo, il Pri che è una disgrazia. Ma anche l’ altro maggiore partito, il Pan si è rivelato simile al Pri.”

Il ruolo della Chiesa cattolica?

” E’ spesso ossequiente verso il potere politico, non alza la voce come dovrebbe, salve lodevoli eccezioni.  Un  chiaro esempio è il primate, il cardinal Norberto  Rivera, uomo grigio e cattivo pastore”.

Non è mai stata chiarita la dinamica  dell’ assassinio del cardinale di Guadalajara Posadas.  Tuttavia rumors si abbatterono sull’ ex Nunzio Apostolico, monsignor Prigione, morto da poco. Che ne sa?

” Di Posadas non si è saputo nulla. Però posso dire che Prigione è stato un volto putrido, un  cattivo esponente di una Chiesa collegata e vicina ad ambienti mafiosi, servo del potere e con molti misteri nel suo armadio”.

Lei vive sotto scorta…

” Ho quattro persone che mi difendono, mi sono state assegnate dalla Commissione Internazionale dei Diritti Umani sicuramente non dalle autorità del mio Paese che neppure rispetta  la libertà di stampa. Fare i giornalisti  liberi da noi è difficile. Io  sono  cancellato dalle due tv dominanti, e trovo qualche piccolo  spazio su La Jornada”.

Le parti più  pericolose del suo Paese?

” Oggi  direi quelle del Nord, come Tamaulipas e Nuevo Leon con Monterrey, metropoli  bella, ma a rischio. E’ crocevia di traffici di armi e droga”.

Ha  paura?

” Lo so che sono a rischio vita, ma da sacerdote non posso tacere e devo denunciare la corruzione, il malaffare e rivendicare i diritti umani. Tutto questo sistema è favorito dalle istituzioni. Oggi, per queste cause, il Messico è una nazione corrotta e insicura”.

Bruno Volpe

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