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Monsignor Michele Pennisi, arcivescovo di Monreale, la diocesi nella quale si trova Corleone, la cittadina del boss Totò Riina, morto nella notte del 17 novembre, ha confermato che “trattandosi di un pubblico peccatore non si potranno fare funerali pubblici. Ove i familiari lo chiedessero si valuterà di fare una preghiera privata al cimitero”. Ma non risulta comunque che ci sia, almeno al momento, un interesse della famiglia in questo senso. A Parma non è stata neanche chiesta una benedizione della salma di Riina, né al cappellano del carcere, frate Giovanni Mascarucci, né ai padri cappuccini che si occupano dei pazienti dell’ospedale dalla chiesa di San Francesco e neanche alla diocesi di Parma. Nessun religioso inoltre sarebbe stato interpellato nelle ultime ore del boss di Corleone.

“Le cose non cambieranno solo perché è morto Riina – ha sottolinea monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della CEI -, cambieranno invece se tutti ci assumeremo le nostre responsabilità e chi è chiamato ad amministrare lo faccia tenendo presente la lealtà, la legalità e le istanze di tutti”.

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