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adinolfi” Sono più preoccupato dal silenzio della Chiesa italiana sulla nomina del ministro Fedeli che dal governo Gentiloni. Inaccettabile l’ atteggiamento della Cei.” Lo sfogo è di Mario Adinolfi, direttore de La Croce e cofondatore del Popolo della Famiglia.

Adinolfi, nuovo ministro della Istruzione è la Fedeli. Una nomina che ha fatto scatenare il vostro malcontento, perchè?

” E’ un incarico molto pericoloso. La pericolosità deriva dal fatto che la signora Fedeli è una nota ideologa del gender, ha fatto di tutto per introdurre questa ideologia nella   cosiddetta buona scuola di Renzi. Ora la troviamo proprio a  dirigere il ministero che  di scuola si occupa. E’ una persona ostile ai valori della famiglia naturale. La hanno nominata solo perchè bisognava accontentare la  minoranza del Pd”.

Le vostre preoccupazioni, però, non sembrano essere state condivise dalla Cei, tanto meno da Avvenire…

” Infatti trovo molto grave che il giornale della Cei non abbia  protestato  o detto anche  nulla sul fatto assai poco chiaro della sua laurea.   E’ sconcertante questo silenzio”.

Da che cosa dipende?

” Il problema non è la base della Chiesa cattolica in Italia, il nodo sta nel suo vertice, tanto per essere chiari non va bene la linea di Galantino. La Cei dovrebbe prendere esempio dal coraggio e dalla chiarezza dei vescovi messicani o della  Polonia “.

Perchè secondo lei la Cei sin qui non ha preso posizione?

” Perchè la Cei non sa o non vuole contrapporsi al potere politico. Se i cattolici, meglio la gerarchia, continuano a tacere e stare zitti si scavano la fossa. Trovo  inaccettabile che la Cei abbia paura del potere politico. I nostri pastori oggi fanno come Ponzio Pilato, stanno fermi e immobili se ne lavano le mani come accaduto già con le unioni civili”.

Preoccupato dal governo Gentiloni?

” A me non interessa  questo esecutivo. Io sono molto più preoccupato dal silenzio della Chiesa italiana sulla nomina del ministro Fedeli che del governo Gentiloni. La Cei ha preso una deriva allarmante, soggiogata dal ‘potere della politica e al quale sembra inchinarsi”.

Bruno Volpe

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