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di Jacopo Coghe

Per Zaia l’apertura del Centro per il cambio di sesso è “scelta di civiltà” ma l’unica civiltà è stare accanto e accompagnare, con prudenza e pazienza, chi vive momenti drammatici e fragili, di paura e disorientamento. Troppo spesso questi Centri trattano soprattutto i giovani, con superficialità e fretta, proponendo loro il cambio di sesso come soluzione al disagio che stanno vivendo, sottovalutando l’irreversibilità di questa pratica come denunciato da molte testimonianza di de-transitioner (persone pentite della loro transizione). Un conto, infatti, è dover ottemperare a disposizioni nazionali, tutt’altra cosa è celebrare un presunto “diritto” che, nonostante sia riconosciuto come tale, contraddice la sessualità di noi esseri umani e vorrebbe far credere che è possibile “nascere nel corpo sbagliato”. Anche la letteratura scientifica internazionale mostra che non vi sono prove che – nel lungo termine – il cambio di sesso garantisca una salute psico-fisica migliore di quella pre-transizione.

*Portavoce di Pro Vita & Famiglia Onlus.

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