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“Messe sospese? Non mi piace, però capisco i motivi dei vescovi italiani”: il noto ed autorevole storico professor Franco Cardini analizza e commenta lo stop alle messe in Italia a seguito Coronavirus.

Cardini, condivide?
“Certamente non mi piace ed entusiasma, tuttavia, capisco ed anche giustifico i vescovi italiani e mi spiego. La Cei, sia pur con sofferenza da quanto ho appreso, ha tenuto conto di quello che in maggioranza pensava la società civile e di quello che la gente  credeva. Secondo pragmatismo tutto cattolico, ha assecondato il  volere della base. Insomma hanno ragionato in questo modo”.

Cioè?
“Hanno ragionato: se qualcuno si ammala o contagia  per aver partecipato a messe, che cosa penseranno di noi? Si sono trovati davanti ad un bivio non semplice: confidare totalmente in Dio, oppure obbedire allo Stato per timore di reazioni negative? Insomma, seguire Dio o il mondo? Davanti ad una ipotesi di critiche feroci della base, i vescovi italiani hanno scelto la via dello Stato preferendo evitare ogni forma di scontro, in modo ben diverso da quelli polacchi abituati da sempre a saper dire di no alle autorità civili. In Polonia, inoltre, la fede è molto più robusta che qui. Aggiungo che gli occidentali quando si tratta della loro vita, diventano molto paurosi, ma se devono bombardare gli altri non si indignano e trovano il coraggio”.

Nel passato, lo chiediamo allo storico, davanti a calamità e pestilenze si pregava, si dicevano messe e  si aprivano, anzi spalancavano le chiese..
“Certo, tuttavia non siamo più i credenti di quel tempo e piaccia o no, la mentalità è mutata. Non sta allo storico affermare se è bene o male, io analizzo. Nel passato prevaleva la fede assoluta in Dio e si reputava fondamentale la preghiera comune. Davanti alla malattia o alla epidemia le  chiese  incrementavano le celebrazioni, ora accade il contrario, si sospendono. Possiamo dire che è una rivoluzione antropologica, l’ involuzione o  l’ evoluzione, a seconda di come la si guardi, della modernità. In questo tempo la scienza prevale sulla religione”.

A seguito di questa epidemia da Coronavirus, lei che cosa avrebbe fatto da vescovo?
“Avrei agito alla stessa maniera, in caso contrario tutto il mondo laico mi sarebbe saltato addosso. Ma succede questo perché, a differenza del Medio Evo e sino al 1700 oggi l’ Occidente non è più cristiano”.

Le piace la decisione?
“Se mi chiede questo, le rispondo no, però i vescovi erano di fatto obbligati. Una scelta di opportunità e quieto vivere, per l’ opportunità del momento”.

Lei è un esperto conoscitore dell’Islam, che  sarebbe accaduto se avessero sospeso le celebrazioni dell’Islam per coronavirus?
“Intanto loro possono farle anche in privato, la moschea ha un ruolo molto diverso dalla nostra chiesa. Poi sono fatalisti e difficilmente avrebbero accettato o tollerato provvedimenti restrittivi, proprio in virtù del loro fatalismo diverso dalla nostra mentalità e tradizione”.

Bruno Volpe

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