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di Maria Alessandra Varone

Per avere una visione autentica non dico di un intero periodo storico, cosa impossibile, ma quantomeno del suo spirito, credo siano necessarie la neutralità, Tacito docet, e l’onestà. È chiaro che la prima sia ancora più necessaria della seconda, perché è impossibile essere neutrali se non si è prima di tutto onesti.
A me sembra, in effetti, che lungi dall’esserci un seguirsi di fasi artificiose costruite dagli storicisti più che dagli storici, in realtà in ogni epoca c’è uno scontro tra opposti, ed è una forma costante. E non si tratta della lotta di classe, beninteso, ma di reazioni ai cambiamenti dell’epoca, le quali sono, prima di ogni altra cosa, individuali.
Per esempio, si parla tanto di illuminismo come cesura, ma questo perché, come fa notare il secondo me validissimo Nicolao Merker, e nondimeno Ladislao Mittner, si è sempre visto un unico aspetto di quel contesto, cioè quello dell’apparente trionfo della ragione in senso positivista. Ma dove li mettiamo i vari Hamann, gli spiritualisti francesi settecenteschi, i pietisti mistici tedeschi, i reazionari della Vandea, gli alchimisti che si sono opposti ai chimici, i produttori di elisir contro i medici accademici?
Ma lo stesso discorso vale per ogni epoca storica, alla quale si vuole imporre uno Zeitgeist e per farlo semplicemente si lasciano da parte dei personaggi che invece sono esistiti, e anche in gran numero.
Lo storicismo lascia da parte la storia per sostituirla ad una idea spesso funzionale agli scopi teoretici o pratici di chi la propone.

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