” Contro di noi, la pressione delle lobby Lgbt, dei 5 Stelle e della Cirinnà”. Lo sfogo è di Jacopo Coghe, Presidente di Generazione Famiglia. Come noto, un manifesto di protesta contro la pratica dell’ utero in affitto ( ” Due uomini non fanno una madre”), è stato violentemente contestato e la sindaca di Roma Raggi ne ha persino invocato la censura e la rimozione proprio dopo le esternazioni della Cirinnà.
Coghe, che cosa a suo parere, ha provocato reazioni tanto vibranti contro il manifesto?
” Il fatto di aver espresso la semplice verità. Duo uomini non possono mai, per natura, assicurare al bambino un’ adeguata e compiuta genitorialità e dunque il bimbo non crescerà in modo omogeneo, con evidente svantaggio. Un principio così banale e piano causa contrasti e critiche”.
Utero in affitto, quale la conseguenza?
” E’ una pratica barbara ed innaturale. Il bambino non è una merce da comprare, i figli non si acquistano come al mercato. Inoltre, rende la donna schiava, ma qui non sento le proteste delle femministe. Inoltre..”.
Inoltre?
” E’ una pratica da ricchi e pertanto elitaria. Chi se la può consentire? Solo chi ha denaro e non, per esempio due omosessuali cassaintegrati. Infatti a mente ricordo che se ne sono avvalsi Ronaldo, Vendola, Bosè…”
Avete avuto anche voci di sostegno?
” Certo. Tanti politici ci hanno appoggiato e sostenuto, ma anche persone ed uomini del mondo della cultura, quali Sgarbi, Meluzzi, Sapelli, Fusaro”.
La Chiesa italiana ha preso posizione in merito?
“Noi non ci attendevamo aiuti da parte di nessuno e non li sollecitiamo, tanto meno nostra intenzione è quella di fare polemiche. In questo momento, probabilmente, la Chiesa ha altro cui badare, magari più importante. Del resto, io non sono nessuno per insegnare o dare lezione, men che meno alla saggezza della Chiesa”.
E Avvenire?
” Non abbiamo avuto notizie, ma nessun problema. Eppure la nostra campagna è stata ripresa da altri organi di stampa che vendono più copie”.
Impauriti?
” Niente affatto, noi andiamo avanti e non ci fermiamo, non abbiamo paura. Faremo una seconda ed anche una terza campagna. La libertà di opinione non può essere ingabbiata o censurata”.
Bruno Volpe