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Il devastante terremoto che ha colpito la Turchia meridionale e la Siria settentrionale nella mattinata di lunedì 6 febbraio ha colpito direttamente centinaia di migliaia di persone e ha già causato più di 5.000 morti in entrambi i paesi, comprese molte comunità cristiane siriane che stavano affrontando una situazione difficile dopo oltre un decennio di guerre, persecuzioni e, più di recente, una paralizzante crisi finanziaria.

Molte città e paesi con una significativa popolazione cristiana, come Aleppo, Homs, Latakia e Hama, sono state gravemente colpite. La pontificia fondazione Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), in contatto con la Chiesa locale, ha già confermato che alcuni cristiani in questi luoghi sono stati uccisi o feriti, anche se, per il momento, tutto il suo personale locale e i partner del progetto sono stati contabilizzati e stanno bene. L’ente di beneficenza ha ricevuto segnalazioni di morti tra famiglie cristiane ad Aleppo e Latakia e segnalazioni di almeno 20 feriti tra cristiani ad Hama.

Un sacerdote, padre Imad Daher, è morto nel crollo della residenza dell’arcivescovo emerito dei greco-cattolici melchiti di Aleppo, Jean-Clement Jeanbart. Lo stesso monsignor Jeanbart , ex partner del progetto ACS, è scampato per un pelo alla morte ed è attualmente ricoverato in ospedale per le ferite riportate. E’ morto anche un altro cristiano che si trovava nell’edificio in quel momento. Danni strutturali sono stati segnalati anche ad alcuni edifici, come la cattedrale siro-ortodossa di San Giorgio ad Aleppo, la chiesa francescana di Latakia e danni minori sono stati riscontrati al Centro della Speranza sostenuto da ACS, sempre ad Aleppo.

“La Chiesa in Siria è sconvolta dalla catastrofe. Anche a Beirut, la gente è scesa in piazza, preoccupata che un’altra esplosione stesse per destabilizzare il Paese. Siamo preoccupati per Mons. Jean-Clement Jeanbart, l’ex arcivescovo cattolico melchita di Aleppo, il cui edificio è crollato e che ci è stato detto che ora è in ospedale”, ha detto Regina Lynch, Direttrice del Progetto internazionale ACN , che ha anche chiesto preghiere per tutti coloro che sono stati uccisi, feriti o comunque colpiti dalla catastrofe naturale.

L’arcivescovo di Homs, Jean Abdo Arbach, che è anche presidente della Caritas siriana, ha commentato il sisma, affermando che i 30 secondi che è durato “hanno cambiato completamente la vita di migliaia di persone. Speriamo che il terremoto scuota i cuori delle comunità internazionali e di tutti i leader mondiali, per aiutare la Siria e non dimenticare le persone che soffrono. La popolazione è in uno stato di assoluta disperazione e angoscia. Ci sono persone che vagano per le strade, non sanno dove andare e cercano disperatamente famiglia e amici. Molte persone sono morte o sono disperse”.

Sarà difficile stabilire un bilancio definitivo delle vittime, ma martedì mattina 7 Febbraio erano già stati registrati più di cinquemila morti. Le autorità temono che questa cifra si moltiplichi. Le squadre di soccorso hanno finora salvato da sotto le macerie 8.000 persone e va detto che intervengono solo quando c’è la prova che al loro interno ci sono persone ancora vive.

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