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“Coronavirus, evitare la psicosi. I cristiani abbienti aiutino concretamente lo Stato”: sono  le considerazioni, in questa intervista che ci ha dato, del noto psichiatra Paolo Crepet.

Professor Crepet, Coronavirus come allarme sociale?

“Mettiamoci in testa che questo non è un giochetto, ma una emergenza seria ed anche un grandissimo problema, non solo italiano, ma del mondo. Temo che presto anche altre nazioni che oggi sono state solo sfiorate, faranno i conti  si troveranno impreparate per superficialità. Non oso pensare le conseguenze se arriverà massicciamente in America Latina e Africa”.

Del coronavirus se ne parla molto in tv e sui giornali..

“Parlarne è corretto dando informazioni serie, affidate a gente competente. I mezzi di informazione facciano  servizio pubblico. Tuttavia ritengo che non bisogna cadere nella spettacolarizzazione dell’informazione nei talk show. Non ha alcun senso e neppure utilità dedicare 24 ore al giorno chiamando in studio opinionisti che non hanno titolo, i quali dicono banalità e talvolta sciocchezze. Insomma trovo quanto meno azzardato, come è accaduto di recente, chiamare  attori e ballerine a parlare di cose mediche”.

Fa bene alla mente, specie degli anziani, discutere del coronavirus continuamente?

“Le ripeto che è utile informare, ma trasformare tutto in un circo mediatico no. Alimenta la psicosi e negli anziani potrebbe essere causa di depressione, ansia e panico, dannosi quanto la malattia. E’ preferibile limitare le ore di tv, ma aumentare la qualità degli interventi con medici e virologi di  valore. Gli anziani bene farebbero a vedere buoni film, leggere, svagarsi e non stare tutto il giorno davanti allo schermo, basta con l’eccesso di televisione. Piuttosto in tv si segnali la sperimentazione di nuovi farmaci. Questo sarebbe il primo titolo, non il numero assillante dei contagi e delle vittime”.

Che dire dei ragazzi che dopo la chiusura delle scuole al posto di stare a casa hanno incrementato la movida?

“Chi lo ha fatto è un cretino totale, lo scriva pure. Si tratta di immaturi ed irresponsabili. Si ricordi che questa malattia, diversamente da quanto superficialmente si pensa, colpisce anche i giovani e le persone di mezza età e comunque i giovani non hanno il diritto sociale di mettere a rischio la pubblica salute e la vita degli altri. Ma una buona fetta di responsabilità la hanno i loro genitori che in tanti casi giocano a fare gli amici o i moderni ad ogni costo, rinunciano al sacrosanto ruolo di educatori, anche usando le maniere forti. Questo ci fa toccare un grande problema di oggi: l’ emergenza educativa”.

Lei è credente. La fede e la preghiera aiutano?

“Da medico sono abituato a scindere fede e ragione, fede e scienza. Io credo, ma prima di tutto sono un medico. Certamente la fede è di giovamento per chi crede. In quanto ai cristiani ritengo che quelli abbienti, che hanno soldi e disponibilità per dare esempio coerente dovrebbero donare del loro alla ricerca e alla sanità in questo momento delicato. Aiutino concretamente lo Stato. Altrimenti fanno solo parole vuote”.

Bruno Volpe